TROPPA FRETTA DI AMMAINARE LA BANDIERA ROSSA?
Ripubblico. Pubblicato il Feb 08, 2012
SI LO CONFESSO CONCORDO CON CON LA VISIONE DEL GOVERNO MONTI, sul posto
fisso che è finito, sul licenziamento che deve essere soggetto ad una legge
giusta (ma la legge deve essere giusta sempre e per tutti), sulle gabbie dei
tassisti, avvocati, ingegneri eccetera che devono trasformarsi in un compenso
equo e trasparente, sulla fine di ogni privilegio per chi lavora nella pubblica
amministrazione che deve capire di essere al servizio della comunità.
Quello di cui abbiamo bisogno è un
sistema produttivo vivo e in grado di rispondere alle sfide della globalizzazione
e della crisi internazionale. Gli italiani devono imparare che il mondo è più
grande di quello che sono abituati a considerare e che si può vivere in un
ambito internazionale, anche lontano dal mondo che è loro familiare come fanno
cittadini di tutto il mondo da sempre.
So che questo suscita proteste e prese di posizione ma le opinioni di tutti
vanno espresse e rispettate, perfino le mie.
Informazione, stampa e televisione, anche quella cosiddetta di sinistra, hanno perso ormai qualsiasi capacità di
giudizio indipendente ed essendo sempre più legati al sistema economico e alla
distribuzione dei finanziamenti e della pubblicità si guardano bene dal
prendere posizione in merito. Ma loro di questo problema non ne parlano e
neanche di una possibile riforma del sistema dell’informazione.
Abbiamo bisogno di rispolverare la bandiera rossa ammainata con sospetta
celerità dalla società di internet e della finanza tossica, dimenticata da una
classe di intellettuali troppo avvezzi a lauti compensi, dimenticata da una sinistra
che non ha capito in tempo la differenza tra essere poveri ed essere meschini.
Certo abbiamo bisogno di introdurre lo spirito del comunismo, del marxismo
e del socialismo ma tenendo ben presente che la rivoluzione comunista del
passato è stata tradita e svenduta per
pochi spiccioli a cominciare dall’Unione Sovietica che ha prodotto dittatura
abusi limitazioni della liberta e disastri.
I ricchi, come si diceva una volta, devono prendere coscienza che non
esiste per loro alternativa se non accettano di diventare meno ricchi pagando
più tasse e dividendo la loro eccessiva ricchezza. Questo sembra essere un
pensiero già balenato a qualcuno tra i grandi della finanza che si sono accorti
che la loro ricchezza in un mondo instabile è solo fonte di pericolo per loro
stessi e che sembra stiano facendo i primi passi in questa direzione.
La Chiesa e la sinistra devono decidere se essere la rivoluzione dei poveri
e degli indifesi o se fare equilibrismi mentali per marcare come “fede
violenta” quello che pure è scritto sui loro vangeli.