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Monday, December 13, 2010

Non spingete quel pulsante.

“Il dubbio è una porta aperta dove chiunque è ben accolto, la certezza è una porta chiusa di cui solo il padrone ha la chiave”

Premessa : quando nel seguito mi riferisco all’”io” intendo come persona generica e non me specificamente. Non ho nessuna qualificazione per parlare di queste cose, tranne il fatto di averci meditato e continuare a farlo da un tempo incredibilmente lungo.

Vorrei cominciare questo discorso descrivendo la scena di un esperimento mentale caro al buon vecchio Albert Einstein.
Consideriamo una tavolo con su una indefinita apparecchiatura munita di un bottone rosso. Consideriamo che due persone eseguono l’esperimento : io e una generica altra persona.
Facciamo l’ipotesi che la macchina collegata al pulsante rosso provochi la morte immediata di chi la aziona.

Cominciamo l’esperimento dalla persona generica che si siede al tavolo preme il pulsante e muore.
Io vedo la scena, vedo la persona che si siede, la vedo avvicinare il dito al pulsante e poi accasciarsi e so che è morta. ( questo non è una grande scoperta, lo so )

Passiamo adesso a fare lo stesso esperimento svolto da me.
Mi avvicino al tavolo metto il dito sul pulsante e …
Muoio ? nel senso che termina la mia esistenza?
Cominciamo a dire che se la mia esistenza termina ad un momento x io non ho nessuna possibilità di saperlo proprio perchè per sapere qualcosa è necessario esistere.
In generale la gente si immagina di morire in uno dei seguenti modi :
-          passare dalla situazione che chiamiamo vita ad una situazione dove esiste il buio, il silenzio o il vuoto. Questo non è possibile perche per avere coscienza di buio o silenzio o vuoto bisogna esistere e se io ho cessato di esistere allora non posso avere nessuna coscienza,
-          l’altro filone è quello dove la gente si aspetta di passare ad una vita diversa ma qui entrano in campo le convinzioni religiose che riguardano la fede e non la logica.
Chi non esiste naturalmente non ha coscienza di non esistere.
Quindi che succede quando spingo il pulsante ?
Potrei cessare di esistere senza saperlo ?
Ma se non so di non esistere e quindi di essere morto allora rimango vivo ?
Sarebbe come dipingere la scena, vista da me, che  mi avvicino al pulsante lo spingo e non succede niente, tutto va come prima ?  E in questo caso gli altri cosa vedrebbero?
Come si vede esistono  difficoltà, limitazioni, interrogativi.
Aggiungo un accenno di una mia ipotesi.

IPOTESI
Penso che affrontare il problema partendo dalla visione in cui esiste un io e un universo separati da un involucro che si chiama corpo non aiuti ad approcciare il problema in maniera adatta.
Io penso che si possa partire da un'altra ipotesi : io sono il mondo e non ci sono separazioni di nessun tipo tra me e il resto dell’universo.
Questo mondo comprende tutto niente escluso, quindi anche tutti gli altri individui.
Nel mio universo le cose possono essere buone o cattive piacevoli o orribili
Vi sono fonti di dispiacere per avvenimenti vari, malattie e anche la morte o il ferimento  della metafora che considero “il mio corpo” è una fonte di dolore e di dispiacere. Ma ciò  non corrisponde alla fine dell’esistenza perche il corpo fa parte dell’universo totale che sono io.
  

Se invece torniamo indietro ad una visone più consolidata e seguita da importanti filosofi vediamo che :
L’uomo vive in un mondo concreto fatto di oggetti case, strade, macchine, altre persone.
L’uomo non ha diretta conoscenza della realtà, la conosce per mezzo di informazioni che riceve attraverso i suoi canali sensoriali.
L’uomo riceve delle informazioni ma non sa nulla riguardo al significato di tali informazioni, nel senso che non sa se sono vere oppure no. (1)
Per esempio l’uomo potrebbe vedere un elefante ma invece è la sua interpretazione di una informazione astratta che i suoi canali sensoriali ricevono.  ( Lo so gli amanti di Matrix sanno tutto al riguardo ) 

In questa prospettiva io penso che il mondo reale è uno strumento che l’uomo si è costruito per spiegare le informazioni che riceve.  Una specie di modello mentale che organizza in modo compatibile tutte le informazioni.   
Se l’uomo ragiona col suo modello mentale ha ancora senso parlare di mondo reale nel senso di un mondo esterno?  (1)
Cosa succede con le altre persone? Loro vivono il loro modello mentale distinto dal mio ?

Da dove parte tutto questo pasticcio ?  dal fatto che le cose più familiari con cui siamo abituati a interagire in realtà non sono semplici da  definire rigorosamente.
Se prendiamo un sasso sembra un qualcosa di molto concreto ma quando fissiamo l’attenzione su di lui vediamo che non lo è cosi tanto.
Un corpo materiale presuppone che esista. Esistere significa essere se stessi in un intervallo di tempo. Ma se prendiamo un sasso trovato oggi a Napoli e un altro esaminato a Roma 2 anni fa come definire che sia lo stesso sasso ?
Qui ci sono molte questioni : due sassi possono essere uguali senza essere lo stesso sasso ( il mare è fatto di gocce d’acqua uguali come gocce d’acqua ma non la stessa )
Cosi è possibile  ammettere che il mondo materiale sia un nostro modello mentale.

Io credo che la scienza, nel suo lavoro di spiegare e capire il mondo, ha creato  strumenti come: punti nello spazio,  istanti di tempo, punti materiali eccetera, ma poi si è scordata di questo e ora ragiona in termini dei suoi strumenti e non in termini del mondo reale. L’universo non ha bisogno di punti, istanti, corpi, oggetti. L’universo esiste “come è”  non deve spiegare niente a nessuno.

Il corpo è una chiusura stagna tra quello che sono io e il resto dell’universo che divide l’esistente in due parti ma non è facile capire quale è il dentro e quale è il fuori.


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(1)   Una realtà oggettiva di un mondo esterno e di altre persone non è più necessaria ( Solipsismo ).  Nagel  parla di questa ipotesi in   What Does It All Mean? A very short Introduction to Philosophy Thomas Nagel, 1987 © Il Saggiatore” ,  una ipotesi cui non crede e che gli sembra triste e grigia perche costituita da una sola persona. Io non la penso così anche se è irrispettoso farlo..

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