Il pezzo di oggi è sulla realtà e sulla< filosofia. Ne parlano vari
filosofi anche sui quotidiani. I loro testi ogni tanto sono vaghi e
trascurano i contributi che da oltre mezzo secolo sono stati dati da
filosofi/scienziati.
Come diceva Galileo (ma non ritrovo la citazione: se qualcuno la ritrova e
me lo dice, sarò molto grato):
"Non è bene che tutto finisca solo in parole! (o qualcosa di simile).
Le parole vaghe sono strumenti spesso usati da impostori intellettuali.
Consiglio il libro di Johnson "The Impostors" -- non so se sia stato
tradotto.
Combattiamo
Best
Roberto
filosofi anche sui quotidiani. I loro testi ogni tanto sono vaghi e
trascurano i contributi che da oltre mezzo secolo sono stati dati da
filosofi/scienziati.
Come diceva Galileo (ma non ritrovo la citazione: se qualcuno la ritrova e
me lo dice, sarò molto grato):
"Non è bene che tutto finisca solo in parole! (o qualcosa di simile).
Le parole vaghe sono strumenti spesso usati da impostori intellettuali.
Consiglio il libro di Johnson "The Impostors" -- non so se sia stato
tradotto.
Combattiamo
Best
Roberto
La realtà per i filosofi e per i fisici - Di Roberto Vacca, 20 settembre 2012.
Alcuni filosofi stanno dibattendo su come pensiamo e conosciamo la
realtà. È problema vitale, ma non si può dire niente di sensato al proposito
senza aver studiato fisica. Quando avevo 17 anni lessi l’articolo Kant scritto da P. Carabellese
sull’Enciclopedia Italiana. Era interessante, ma difficile: lo lessi varie
volte senza trarne giovamento. Lo rileggo ora e confermo la mia
insoddisfazione. Se i termini non vengono definiti, si parla attorno alle cose,
ma non si dice niente. Lo conferma la seguente citazione di quel testo: “Per Kant il compito della ragione è:
mostrare con la propria esigenza di assolutezza che l’oggettività non si
esaurisce nei determinati oggetti che l’intelletto costituisce o scopre nel
campo del fenomeno sentito nello spazio e vissuto nel tempo. --- La cosa in sé,
espressione pura di realtà dell’oggetto, è pur esigenza del pensiero, senza la
quale il conoscere umano si disperderebbe in un’inconcludente relatività.”
Trovai nella Critica della Ragion Pura, pagine ben più chiare e tradussi in italiano i passi
sull’impossibilità di dimostrare l’esistenza di Dio. Erano applicazioni
corrette della logica di Aristotele, ma non avevano rapporto con altri concetti,
che si trovano nell’opera, e che sono avulsi dalla realtà come “il principio
trascendentale a priori del giudizio riflettente che conduce al concetto di
spiritualità conoscitiva soggettiva”.
Ora E. Severino (in La Lettura,
supplemento al Corriere della Sera, 16/9/2012) lamenta che nelle discussioni
correnti sul nuovo realismo nessuno citi Giovanni Gentile, la cui filosofia
sarebbe «un potente alleato della tecnica» perché avrebbe mostrato “che
il pensiero per essere vero, non ha bisogno e non deve corrispondere ad alcuna
cosa esterna. ---- «per
sapere se l’intelletto corrisponda alla cosa, intesa come “esterna” alla
rappresentazione che l’intelletto ne ha, è necessario che il pensiero confronti
la rappresentazione dell’intelletto con la cosa; la quale, quindi, in quanto in
tale confronto viene ad essere conosciuta, non è “esterna” al pensiero, ma gli
è “interna”.
»
Mettere fra virgolette “esterna” e “interna” non serve a definire
meglio questi aggettivi. La tecnica, poi, che non è esente da difetti come ogni
prodotto umano) non ha bisogno di allearsi a filosofie fatte di parole, specie
se di esse non siano date definizioni chiare (formali).
I fisici non parlano di pensare a o percepire oggetti, corpi, processi,
fenomeni. Non si limitano a guardarli: li osservano e trovano modi per
misurarli. Le misure fatte da operatori diversi coincidono – entro i limiti
degli errori che vengono valutati. Quando si riesce ad analizzare anche
matematicamente rapporti di causa-effetto, si possono prevedere eventi futuri e
calcolare accuratamente i risultati di esperimenti ancora mai eseguiti. Questi
successi sono preclusi a chi pensa alla realtà e cerca di conoscerla per
similitudini o metafore.
Anche
in passato taluno tentò di rivalutare Giovanni Gentile. Il suo pensiero profondo
avrebbe dovuto far dimenticare che fu membro del Gran Consiglio del Fascismo e
ministro della repubblica di Salò.
Invece
non va rivalutato perchè il suo pensiero era irrilevante, i suoi testi
insensati. Ecco la prova: nel 1927 Paolo Vita-Finzi pubblicò un'Antologia Apocrifa, in cui la parodia di
Gentile diceva fra l'altro:
“L'Io dirà: "Io o
sono Io o sono non-Io" trovandosi nella curiosa alternativa di affermarsi
negandosi (come non-Io) o di negarsi affermandosi (come Io). Se l'Io è Io si
afferma: ma non è più Io per questa sua vuota identità, che è la negazione
dell'essenza processuale dell'Io, la quale importa un differenziamento.
Viceversa, se è non-Io, esso si nega; ma appunto negandosi riesce ad attuare la
sua essenza. Qui dunque l'affermazione pura e semplice, o affermazione
dell'identico, è negazione: e la vera affermazione efficace e positiva si opera
attraverso la negazione. L'affermazione pertanto, che la disgiunzione
garentisce nell'autonoema per quantità, qualità e modalità, è affermazione che
è negazione; non è tesi, ma autotesi e quindi divenire, dialettismo.”
Frasi insensate – e seguaci di Gentile si adontarono che il maestro
fosse ridicolizzato: “Le frasi della parodia erano scempiaggini. Mai il Maestro
le avrebbe dette.” Invece il pezzo (4
pagine). "è autentico copiato tale e quale senza mutare una virgola” da Gentile G. - Sistema di logica come teoria del conoscere. I filosofi moderni non
parlano di autonoema o non-Io. Gentile
danneggiò la cultura. Fu ministro fascista dell’Educazione Nazionale e fece una
cattiva riforma.
Non rivalutiamo autori che dicono niente e scrivono oscuro. Primo Levi
disse: scrivere per non essere capiti
è un artificio repressivo, noto alle
chiese e tipico della nostra classe politica. La cultura non deve essere
fatta di parole vuote. Deve aderire alla realtà.
Taluno sostiene che dopo Gentile anche Heidegger scoprì che andava
criticata la concezione metafisica della verità, ma anche questo filosofo
scriveva oscuro. Io sono d’accordo con Karl Popper su questo e su molti altri argomenti. Dopo una sua conferenza a Roma nel Maggio 1984,
chiesero a Popper cosa pensasse di Heidegger. Rispose:
"Era un nazista, cosa che si può perdonare
a chiunque, ma non a un filosofo. Dopo la
guerra, interrogato sul suo nazismo, Heidegger disse che Hitler lo aveva
deluso. Rifiutò di spiegarsi meglio.
Concludo che Hitler lo deluse
solo perchè aveva perso la guerra. Io non parlo di Heidegger.”
Da anni ormai abbiamo capito che la filosofia non può essere fatta solo
di proposizioni che sembrino avere forse un vago senso comune. Oltre mezzo
secolo fa Bertrand Russell argomentò (My
Philosphical Development, 1959) che per fare filosofia occorre studiare:
fisica teorica e sperimentale, fisiologia della percezione, linguistica e
logica matematica. Quest’ultima disciplina ha le basi nella logica di
Aristotele, poi costruita in modo imponente dai logici medioevali e da quelli
moderni. La logica di Boole ha trovato applicazione efficace e universale nella
teoria della commutazione, alla base del progetto dei computer. Non ha senso
discutere con chi parli ancora di logica dialettica [tesi, antitesi e sintesi] e
neghi o ignori il principio di non contraddizione. Questo si applica a
proposizioni che possano essere solo vere o false – tertium non datur [1]: “E’ falsa la proposizione che affermi
simultaneamente e nello stesso senso la
verità di una proposizione e del suo
inverso.” I pensatori che non lo accettano o non lo capiscono non possono
essere presi sul serio. Non ha senso invocare la libertà di opinione. Non
neghiamo ai filosofi il diritto di discutere fra loro. Se, però, sono
divorziati dalla realtà e non sono aggiornati, abbiamo ragione a non ascoltarli.
Fra loro esiste spesso una omertà furbesca. La evidenziò nel 1996 il
fisico Alan Sokal, in un lavoro [Transgressing
the Boundaries, Towards a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity]
in cui asseriva (in malafede) che la realtà fisica è una costruzione mentale
condizionata da fattori sociali: "un dogma imposto dall'egemonia
post-illuministica delle visioni intellettuali occidentali". Non parlava
delle teorie sulla realtà fisica, ma
della realtà stessa. La rivista
"Social Text" della Duke University lo prese sul serio e lo pubblicò senza
commento. Non evocò critiche da altri accademici. Quei sedicenti intellettuali
dimostrarono di non capire se le idee loro, o di altri, abbiano alcun senso o
legame coi fatti. Ecco alcune citazioni dal testo di Sokal:
"Le speculazioni psicoanalitiche di Lacan sono confermate da
recenti sviluppi della teoria quantistica dei campi." "L'assioma
dell'uguaglianza nella teoria matematica degli insiemi è analogo al concetto
omonimo affermato dal movimento femminista". "La scienza
"postmoderna" ha abolito il concetto di realtà oggettiva".
Qualunque studente di matematica o fisica avrebbe capito subito che il
testo era folle e inconsistente. Poi Sokal raccontò la storia in altro articolo
sulla rivista Linguafranca
denunciando l’assenza di rigore intellettuale di quegli universitari.
Metto, dunque, Sokal insieme a Pareto e Popper nella schiera dei
benemeriti che ci difendono dagli impostori. Sono tanti - combattiamoli.
_____________________________________________________________.
[1] Esistono anche logiche in cui si definiscono non solo
3, ma infiniti valori diversi da “vero” e “falso”, come la logica fuzzy (“sfocata” - che ammette ogni
valore corrispondente a un numero decimale compreso fra 0 (falso) e 1 (vero).
Trova applicazione nella teoria delle decisioni e dei rischi.
Io pubblicai
nel1959 un lavoro sulla logica a 3
valori [“A 3-valued system of logic and
its application to base 3 digital circuits”]. Quel “tertium” che davo aveva
applicazione nei circuiti di computer – non
significato filosofico