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Monday, November 5, 2012

La conoscenza altera la realtà fisica?


Premetto che io vedo tutto quanto riporto in seguito in qualche modo alla luce dell’IO-Universo come possibile futura interpretazione ma non allo stato attuale della scienza.

Torno alla rigorosa visione della scienza ufficiale in particolare della Meccanica Quantistica (MQ) e alla mie critiche sulle interpretazioni che ritengo veramente incredibili anche se provengono dalle migliori menti del mondo.
Gli esperimenti della MQ già all’inizio del 1900 avevano fornito risultati che i grandi fisici avevano ritenuto sconvolgenti. In particolare i risultati sembravano indicare che fosse impossibile fare misure precise di tutti i dati relativi all’esperimento e anzi sembrava che il tentativo di indagare più approfonditamente disturbasse gli esperimenti rendendone impossibile una analisi che non fosse inquinata dalle operazioni di misura.
Adesso su questo aspetto voglio sottolineare come attualmente ci si possono effettivamente trovare trattazioni degli esperimenti che tendono ad avvalorare la tesi che la misura fatta per avere maggiori informazioni “disturbi” l’esperimento e questo è stata la prima interpretazione dei fisici quantistici nei primi 50 anni del 1900.
Online anche adesso si trova un numero estremamente considerevole di trattazioni alcune delle quali redatte o riviste non molti anni fa che tendono a validare l’ipotesi del “disturbo” e questo mi risulta sconvolgente. Leggo spesso su internet giustificare il cambiamento di stato in ambito quantistico come effetto del risultato di “leggere” l’informazione e in particolare “per indagare dovremo usare la luce che essendo composta di fotoni in qualche modo urta le particelle oggetto dell’esperimento facendone mutare la situazione.
Io credo che questa interpretazione sia superata e che almeno dal 1930 e che si sia capito che in realtà non è cosi perche l’alterazione della situazione in seguito alla misura avviene anche in casi in cui grazie a sofisticati stratagemmi fisici è impossibile che si generi qualsiasi “disturbo” materiale alla particella in esame. Gli esperimenti di Mandel sono eseguiti duplicando due raggi e quindi agendo solo sulla seconda copia. Anche in questo caso si è visto che una misura fatta sulla copia di un raggio di fotoni o elettroni modifica lo stato della particella originale. I fisici allora hanno dedotto che “la conoscenza modifica lo stato quantico” e in particolare addebitano alla coscienza la capacita di operate il mutamento.
Adesso questa interpretazione stride col buon senso e i fisici si sono rifugiati in modelli matematici cosi complessi che sembra che spieghino come avviene.
Io pero dico che introdurre di punto in bianco la capacità della coscienza dell’operatore di cambiare la realtà fisica mi sembra disomogenea rispetto al completo castello logico della fisica.
Per esempio mi chiedo quando si dice che “non è possibile conoscere tutti i valori osservabili” si parla in via impersonale ma invece per conoscere qualcosa è necessario che ci sia una persona. Osservare un valore significa solo misurarlo o leggerlo? Solo leggerlo o capirlo? ed è condizionato a qualsiasi umano?

Giusto per fare chiarezza la mia visione di IO-Universo ipotizza che misurata una particella in punto X1 a un certo tempo T1 e in un punto X2 ad un certo tempo T2 non esiste una modalità per definire una traiettoria del corpo che congiunge i due punti ( cioè la linea di esistenza di un corpo)  
Secondo l’IO-Universo l’unica colla che unisce due punti del tempo spazio è la coscienza dell’operatore.
In questo ambito ipotizzare la funzione “coscienza dell’operatore” come entità in grado di stabilire cosa è la realtà secondo me ha un senso perche è inquadrata in ambito generale.


Ipotizzare che nella fisica ufficiale tutta basata sulla oggettività degli esperimenti si possa inserire la coscienza in un modo assolutamente parziale mi pare veramente non consono.
Quello che voglio dire è che il cambiamento indotto della misura dovrebbe prima essere interpretato tentando di restare in un ottica di oggettività per esempio immaginando uno spazio “collassato” sulla traiettoria di una particella e quindi che non abbia altra dimensioni e magari ipotizzando che il nostro modello di realtà tridimensionale possa avere delle limitazioni trattando esperimenti di meccanica quantica. Questo forse non sconvolgerebbe la fisica cosi profondamente.
Solo dopo aver verificato che mantenendo la fisica come realtà oggettiva le cose non si aggiustano si potrebbe provare ad introdurre il ruolo della coscienza ma con l’avvertenza che in questo modo l’intera visione della vita e dell’universo ne rimarrebbe sconvolta ( e quest’ultimo caso potrebbe essere l’ipotesi dell’IO-Universo). 

Wednesday, October 17, 2012

La meccanica quantica SECONNO NOANTRI

Un po di scienza fatta in casa per tutti
by 0b1kenobi

Cerco di riassumere brevemente e semplificare (a mio modo, cioè senza pretese) la questione della Meccanica Quantistica e delle implicazioni filosofiche che ne conseguono. La meccanica quantistica è nata alla fine del 1800 e ha avuto grande impulso nel primo 900 grazie al contributo di tutti i maggiori fisici del mondo Einsten, Plank, Dirac, Heseinberg, Schrödinger, eccetera.
L'esperimento chiave su cui ancora i fisici e i laboratori di tutto il mondo si interrogano è quello chiamato della "Doppia Fenditura".
Keywords su google (italiano) "doppia fenditura" Oppure "Meccanica Quantistica"
Keywords su google (English) "double slit" Oppure "Quantum Mechanic"
Consiglio di cercare anche nelle immagini che spesso danno risultati piu concisi.
Consiglio di guardare anche nella ricerca di filmati. 

Il video http://www.youtube.com/watch?v=7z-fZfgubWg riguarda l'esperimento eseguito a Bologna nel 1976 diventato famoso nel mondo e premiato.

Descrivo a modo mio l'esperimento con parole estremamente semplici e spero di dare un qualche aiuto.
Premessa: questo esperimento apre la porta ad innumerevoli domande a cui per lo più la fisica ancora non ha dato risposte soddisfagenti e condivise. E' meglio prima capire bene quale è il contesto e poi procedere.

Esperimento della doppia fenditura ( a modo mio ) 
Vogliamo lanciare delle palle da tennis verso uno schermo che pero immaginiamo conservi le tracce degli impatti.
Lanciando le palle da tennis è chiaro che si distribuiranno uniformemente a caso sulla superficie e genereranno le relative tracce.
Come secondo passo interponiamo un diaframma con un buco in mezzo. Continuando a lanciare le palle e regolando opportunamente la distanza del diaframma e le dimensioni del foro ci saranno un certo numero di palle che attraverso il foro giungeranno sullo schermo e genererrano delle tracce aggensantesi attorno ad un punto. Questo è intuitivo.
Adesso cambiamo la forma del buco sul diaframma da circolare a rettangolare (una fenditura) . 
Continuando a lanciare le palle naturalmente si vedranno le tracce sullo schermo addensarsi in una forma in qualche modo simile alla forma della fenditura.
Adesso complichiamo un po le cose aggiungendo una seconda fenditura identica e parallela.
Ci aspettiamo che continuando a lanciare le palle da tennis dovremmo vedere che le tracce sullo schermo che si affensano attorno a due rettangoli corrispondenti alle fenditure. In effetti tutto questo esperimento puo essere fatto davvero e da come è pacifico per tutti esattamente questi risultati.

Cosa succede se eseguimo lo stesso esperimento con fotoni (un pezzetto di luce) o di elettroni ( un pezzetto di materia)
Succede che lanciando fotoni attraverso due fenditure al posto di avere tracce sullo schermo che proiettano le fenditure vediamo man mano che procedono i lanci addensarsi tracce in secondo una sequenza di intensita diverse tali da rispecchiare quelle che si osservano nel caso di interferenza di raggi luminosi.
Questo ha fatto urlare di giubilo i fisici che sotenevano la luce è una onda.
Continuando ad indagare si scopre che natualmente se si chude una fenditura allora finisce l'interferenza.
Ma i fisici sono stati piu curiosi. Hanno cominciato a mandare un solo fotone per volta e a guardare la relativa traccia sullo schermo. In effetti ad ogni fotone ( o elettrone) inviato compariva una macchiolina sullo schermo proprio come con le palle da tennis.
Allora i fisici si sono chiesti: ma se quando lancio un fotone produco una sola traccia sullo schermo come mai alla fine avviende l'interferenza ( cioè si sommano i chiari e scuri della feritoia uno con quelli della feritoia due)?
Un fotone alla volta non dovremme interferire ma solo generare una macchia circolare nell'intorno del rettangolo corrispondente ad una delle due feritoie.
Per indagare meglio si sono messi in testa di scoprire se lanciando un fotone passava dalla feritoia uno o dalla feritoia due. Per fare questo sono stati escogitati sistemi estremamente sofisticati tali da rendere minimo il disturbo relativo a questo controllo.
Cosa ne è emerso? 
Qualsiasi sia stata la metodologia usata per eseguire il controllo l'interferenza spariva.
Allora si sono spostati i punti di controllo un po dopo le feritoie per essere sicuri che nessuno distrurbasse la decisione della particella di passare dalla feritoia uno o due.
La sopresa è stata che anche in questo caso l'interferenza spariva.
Se proviamo a pensare a quello che succede in termini di palle da tennis sembra che in presenza di due opportune feritoie la palla da tennis invece che passare da una feritoia e impattare lo schermo decide di sdoppiarsi e di passare da entrambe le fenditure impattando lo schermo in una "posizione" che determina la sequenza di chiari e scuri proprie delle frange di interferenza.
Ancora di piu se mettiamo qualcuno a guardare da quale fenditura la palla passa la palla se ne rende conto e comincia a passare solo da una fenditura perdendo l'immagine dell'interferenza.
Siccome le palle stanno gia passando attraverso le due fenditure quando introduco uno che controlla nel percorso fenditura-schermo questo significa che per eliminare l'immagine dell'interferenza la palla deve tornare indietro nel tempo evitare di sdoppiarsi e passare soltanto attraverso una delle due fenditure.
Voglio specificare un aspetto: nel caso del fotone che passa attraverso le due feritoie di ottiene, con l'aumentare del numero di fotoni sparati, che le macchie sullo schermo si dispongano secondo uno schema corrispondente alle frange di interferenza. Come succede? come fa una singola particella a mettersi d'accordo con le altre per produrre le frange? La giusta interpretazione sembra che sia che non esistano ne onde ne particelle e che l'onda associata esprima la probablità che una particella si trovi in una certa posizione.  Quindi è piu probabile che un numero maggiore di elettroni si posizionino in corrispondenza dei picchi delle onde causando addensamento di macchie sullo schermo.


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