Allego mio articolo su "Corruzione - misurarla, eliminarla"È argomento di cui si parla molto, ma non sono disponibili misure evalutazioni dell'entità del fenomeno. Ho trovato i documenti prodotti daTransparency International e da GRECO (Group d'Etats contre la Corruption).Sono molto istruttivi. In particolare il rapporto GRECO sull'Italia diffusonel 2009 e di cui si è parlato poco o niente. Riporto il link per poterloleggere.Concludo con proposta paradossale di istituire un fustigatore ufficiale.
Best
Roberto
Corruzione:
misurarla - ed eliminarla - di
Roberto Vacca. 28 Aprile 2012.
Dove ti giri,
trovi corruzione, furti, concussione (perpetrata da pubblici ufficiali o da
ministri), tangenti, stipendi e pensioni pantagrueliche. È difficile sapere a
quanto ammonti questo bottino: i criminali coprono le tracce – per fortuna non
sempre. Secondo Gherardo Colombo l’ammontare annuo nel 2011 è stato di 60
miliardi di euro (60 G€). Adottiamo la sua stima: è un esperto e ha condotto le
inchieste di Mani Pulite, Imi-Sir, Lodo Mondadori, SME. La cifra che indica è
grossa: il 4% del Prodotto Interno Lordo. Se la eliminassimo, la nostra
economia crescerebbe più di quelle dei paesi nordici.
Speriamo che le
scoperte di ruberie e appropriazioni degli ultimi mesi servano da deterrenti -
ma: quale è stata la tendenza negli ultimi anni? Ai tempi di Mani Pulite il PIL era di 1.100 miliardi (in Euro odierni
- oggi è di circa 1500). Quindi è verosimile che il bottino sottratto da
corrotti e parassiti fosse di una quarantina di miliardi. Una fonte
approssimativa, ma credibile, è Transparency International, organizzazione
indipendente non governativa fondata nel 1993 da Peter Eigen, già della Banca
Mondiale, che promuove trasparenza e responsabilità nello sviluppo
internazionale. Dal 1995 questo gruppo pubblica ogni anno tabelle dell’Indice
di Corruzione Percepito – valutato per ogni nazione (ne sono considerate 182)
mediante ricerche e interviste a esperti, magistrati, commercianti, istituzioni
pubbliche. È un indice qualitativo e approssimativo: vale 10 per un Paese ove
la corruzione sia assente e vale zero se il Paese è profondamente corrotto. Nel
2011 la Nuova Zelanda sta al primo posto con un indice di 9,5 – all’ultimo
posto Somalia e Nord Corea con un indice di 1. La tabella seguente dà numero
d’ordine e indice di corruzione per l’Italia negli ultimi 20 anni.
Anno
|
2002
|
2004
|
2006
|
2008
|
2011
|
Indice corruzione
|
5,2
|
4,8
|
4,0
|
4,8
|
3,9
|
Numero d’ordine
|
31
|
42
|
45
|
55
|
61
|
La situazione è
grave e peggiora. Le leggi ci sono: mancano indagini adeguate, principi etici
condivisi ed equità. Sono ben noti casi di parlamentari incriminati e protetti
da mancate autorizzazioni a procedere delle Camere. Il Consiglio d’Europa
propose nel 1999 una convenzione Internazionale contro la corruzione [http://conventions.coe.int/treaty/ita/summaries/html/173htm]
su proposta di 19 Paesi. La Convenzione impegna gli Stati firmatari (riuniti
nel Gruppo di Stati contro la Corruzione – GRECO con sede a Strasburgo) a
promulgare leggi adeguate che colpiscano pubblici ufficiali (nazionali o
comunitari), parlamentari, funzionari e giudici per reati di riciclaggio, falsi
contabili, corruzione passiva e attiva.
La Convenzione è
stata firmata e ratificata da 43 Paesi. È stata firmata, ma non ratificata da:
Austria, Germania, Italia, Lichtenstein, San Marino, USA, Messico. Non è stata
nemmeno firmata da Canada, Giappone e Santa Sede.
L’11 Aprile
scorso Transparency International ha censurato l’Italia per i trasferimenti
eccessivi di fondi pubblici ai partiti politici. I nostri governi, che portano
un ritardo di molti anni nel ratificare la Convenzione, hanno atteso che la
situazione fosse svelata recentemente per reagire debolmente. I funzionari
GRECO redassero il 2/7/2009 un lungo rapporto sulla corruzione in Italia (www.coe.int/t/dghl/monitoring/greco/evaluations/round2/GrecoEval1-2(2008)2_Italy_EN.pdf) Andrebbe pubblicizzato e discusso
ampiamente. Rileva autorevolmente fatti noti: legami fra corruzione e mafia; il
governo ha mirato a incrementare l’efficienza della Pubblica Amministrazione,
NON a prevenire e colpire la corruzione; molte condanne vengono evitate per
decorrenza dei termini o per abuso dell’immunità. Il numero di condanne per
corruzione pubblica, furto alla Pubblica Amministrazione, abuso d’ufficio e
concussione è diminuito gradualmente da 3.627 nel 1996 a 494 nel 2006. Non era
il numero dei reati a decrescere – dell’86,4 % in 10 anni! - diminuivano
l’energia e la tempestività nel perseguirli. Il rapporto suggerisce nuove
leggi, procedure e snellimenti, che dovremmo discutere ampiamente e
apertamente. Non lo hanno fatto i nostri politologi.
Lassismo e apatia
sono stati anche favoriti da ingenue teorie. Secondo Robert Klitgaard (“Controlling
Corruption”, University of California
Press, 1991) e consulente di 21 governi, la corruzione si combatte con i
controlli, che costano. Più corruzione si elimina, maggiori sono i costi. Oltre
un certo limite la società spende di più
per i controlli di quanto risparmi in corruzione evitata: conviene tollerarne
piccole dosi. Sono bizantinismi, dato che le dosi sono massicce.
Oltre a leggi
più stringenti ed efficaci, ci vuole una riscossa morale. Non servono a
produrla le prediche dei guru. La può esprimere il pubblico (la società
civile?). E’ già accaduto. Mezzo secolo fa nessuno avrebbe creduto che gli
italiani avrebbero smesso di vantarsi di non pagare le tasse, di fumare al
cinema, di gettare cocci dalla finestra l’ultimo giorno dell’anno, di non
superare 130 km/h in autostrada. Invece lo hanno fatto e reagiscono ai
trasgressori. I corrotti e i concussori, vanno bloccati prima che si ritirino
latitanti nelle ville comprate all’estero con il bottino. L’Italia deve
ratificare la citata convenzione del 1999 per rendere più agevoli gli espropri
di immobili e capitali in Paesi stranieri.
Servono
deterrenti più efficaci. Ad esempio, corrotti e concessori devono essere
esposti alla gogna. Non vanno legati in piazza a blocchi di legno e bersagliati
con frutta marcia. Una riforma della giustizia dovrebbe istituire fustigatori
che in rete e sui media descrivano i loro reati, l’odiosità dei danni che arrecano,
la loro infima meschinità, il penoso cattivo gusto.
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