Search This Blog
Saturday, December 25, 2010
Thursday, December 23, 2010
Sunday, December 19, 2010
Thursday, December 16, 2010
14 dicembre nero
14 Dicembre nero. Dal voto nasce una maggioranza soggetta ai VAJASSI e nasce un governo profondamente odiato dalla gente comune. La gente che si trova al parlamento per la maggior parte non rappresenta nessuno tranne la propria egoistica voglia di favori personali. Prevedo che la rabbia finirà per travolgerli e piu tardi sarà, piu grande sarà la rabbia che finirà per trovare la via piu efficace per espodere.
Monday, December 13, 2010
Non spingete quel pulsante.
“Il dubbio è una porta aperta dove chiunque è ben accolto, la certezza è una porta chiusa di cui solo il padrone ha la chiave”
Premessa : quando nel seguito mi riferisco all’”io” intendo come persona generica e non me specificamente. Non ho nessuna qualificazione per parlare di queste cose, tranne il fatto di averci meditato e continuare a farlo da un tempo incredibilmente lungo.
Vorrei cominciare questo discorso descrivendo la scena di un esperimento mentale caro al buon vecchio Albert Einstein.
Consideriamo una tavolo con su una indefinita apparecchiatura munita di un bottone rosso. Consideriamo che due persone eseguono l’esperimento : io e una generica altra persona.
Facciamo l’ipotesi che la macchina collegata al pulsante rosso provochi la morte immediata di chi la aziona.
Cominciamo l’esperimento dalla persona generica che si siede al tavolo preme il pulsante e muore.
Io vedo la scena, vedo la persona che si siede, la vedo avvicinare il dito al pulsante e poi accasciarsi e so che è morta. ( questo non è una grande scoperta, lo so )
Passiamo adesso a fare lo stesso esperimento svolto da me.
Mi avvicino al tavolo metto il dito sul pulsante e …
Muoio ? nel senso che termina la mia esistenza?
Cominciamo a dire che se la mia esistenza termina ad un momento x io non ho nessuna possibilità di saperlo proprio perchè per sapere qualcosa è necessario esistere.
In generale la gente si immagina di morire in uno dei seguenti modi :
- passare dalla situazione che chiamiamo vita ad una situazione dove esiste il buio, il silenzio o il vuoto. Questo non è possibile perche per avere coscienza di buio o silenzio o vuoto bisogna esistere e se io ho cessato di esistere allora non posso avere nessuna coscienza,
- l’altro filone è quello dove la gente si aspetta di passare ad una vita diversa ma qui entrano in campo le convinzioni religiose che riguardano la fede e non la logica.
Chi non esiste naturalmente non ha coscienza di non esistere.
Quindi che succede quando spingo il pulsante ?
Potrei cessare di esistere senza saperlo ?
Ma se non so di non esistere e quindi di essere morto allora rimango vivo ?
Sarebbe come dipingere la scena, vista da me, che mi avvicino al pulsante lo spingo e non succede niente, tutto va come prima ? E in questo caso gli altri cosa vedrebbero?
Come si vede esistono difficoltà, limitazioni, interrogativi.
Aggiungo un accenno di una mia ipotesi.
IPOTESI
Penso che affrontare il problema partendo dalla visione in cui esiste un io e un universo separati da un involucro che si chiama corpo non aiuti ad approcciare il problema in maniera adatta.
Io penso che si possa partire da un'altra ipotesi : io sono il mondo e non ci sono separazioni di nessun tipo tra me e il resto dell’universo.
Questo mondo comprende tutto niente escluso, quindi anche tutti gli altri individui.
Nel mio universo le cose possono essere buone o cattive piacevoli o orribili
Vi sono fonti di dispiacere per avvenimenti vari, malattie e anche la morte o il ferimento della metafora che considero “il mio corpo” è una fonte di dolore e di dispiacere. Ma ciò non corrisponde alla fine dell’esistenza perche il corpo fa parte dell’universo totale che sono io.
Se invece torniamo indietro ad una visone più consolidata e seguita da importanti filosofi vediamo che :
L’uomo vive in un mondo concreto fatto di oggetti case, strade, macchine, altre persone.
L’uomo non ha diretta conoscenza della realtà, la conosce per mezzo di informazioni che riceve attraverso i suoi canali sensoriali.
L’uomo riceve delle informazioni ma non sa nulla riguardo al significato di tali informazioni, nel senso che non sa se sono vere oppure no. (1)
Per esempio l’uomo potrebbe vedere un elefante ma invece è la sua interpretazione di una informazione astratta che i suoi canali sensoriali ricevono. ( Lo so gli amanti di Matrix sanno tutto al riguardo )
In questa prospettiva io penso che il mondo reale è uno strumento che l’uomo si è costruito per spiegare le informazioni che riceve. Una specie di modello mentale che organizza in modo compatibile tutte le informazioni.
Se l’uomo ragiona col suo modello mentale ha ancora senso parlare di mondo reale nel senso di un mondo esterno? (1)
Cosa succede con le altre persone? Loro vivono il loro modello mentale distinto dal mio ?
Da dove parte tutto questo pasticcio ? dal fatto che le cose più familiari con cui siamo abituati a interagire in realtà non sono semplici da definire rigorosamente.
Se prendiamo un sasso sembra un qualcosa di molto concreto ma quando fissiamo l’attenzione su di lui vediamo che non lo è cosi tanto.
Un corpo materiale presuppone che esista. Esistere significa essere se stessi in un intervallo di tempo. Ma se prendiamo un sasso trovato oggi a Napoli e un altro esaminato a Roma 2 anni fa come definire che sia lo stesso sasso ?
Qui ci sono molte questioni : due sassi possono essere uguali senza essere lo stesso sasso ( il mare è fatto di gocce d’acqua uguali come gocce d’acqua ma non la stessa )
Cosi è possibile ammettere che il mondo materiale sia un nostro modello mentale.
Io credo che la scienza, nel suo lavoro di spiegare e capire il mondo, ha creato strumenti come: punti nello spazio, istanti di tempo, punti materiali eccetera, ma poi si è scordata di questo e ora ragiona in termini dei suoi strumenti e non in termini del mondo reale. L’universo non ha bisogno di punti, istanti, corpi, oggetti. L’universo esiste “come è” non deve spiegare niente a nessuno.
Il corpo è una chiusura stagna tra quello che sono io e il resto dell’universo che divide l’esistente in due parti ma non è facile capire quale è il dentro e quale è il fuori.
==============================
(1) Una realtà oggettiva di un mondo esterno e di altre persone non è più necessaria ( Solipsismo ). Nagel parla di questa ipotesi in “ What Does It All Mean? A very short Introduction to Philosophy Thomas Nagel, 1987 © Il Saggiatore” , una ipotesi cui non crede e che gli sembra triste e grigia perche costituita da una sola persona. Io non la penso così anche se è irrispettoso farlo..
Wednesday, December 8, 2010
Girotondo
Girotondo
La prima esplosione avvenne alle 14,30 GMT in un’internet cafè nella provincia del Guizhou in Cina provocando morti e feriti. Una seconda esplosione avvenne in un centro servizi del Messico, poi fu la volta di un laboratorio elettronico di Kansas City, quindi a Orly in Francia. In Israele qualcosa provocò un incendio di grandi dimensioni.
La causa era un breve racconto civetta con un titolo infantile, ma che nascondeva un codice a 24 bit accuratamente codificato. Il testo apparendo così ingenuo non aveva incontrato resistenze e subito era stato accettato da parecchie redazioni e posto online. Ora chiunque in qualunque parte del mondo con un click poteva accedervi e decodificare la chiave se conosceva la sequenza esatta.
L’uomo, David, cosi si chiamava, nella sua stanza di un hotel di Bangkok accese la TV e ascoltò il notiziario attentamente. Il flusso delle informazioni non autorizzate continuava senza posa seminando il panico nelle sedi diplomatiche mondiali. Poi spense la TV, stese la carta geografica sul tavolo e vi aggiunse alcuni appunti.
L’uomo ripose la carta in e si diede da fare in giro per prepararsi a lasciare l’hotel.
Scese le scale, evitando l’ascensore per una forma di consueta precauzione, poi pagò in contanti e uscì nel caldo umido di Bangkok.
Conosceva il luogo dell’appuntamento. Prese la metropolitana e arrivò nei pressi. Scese e continuò a piedi cercando di destreggiarsi tra le bancarelle che vendevano di tutto e i ristoranti da strada che facevano elevare lunghi pennelli di fumo intriso di fortissimi odori talvolta insopportabili. Arrivò al luogo dell’appuntamento, era un lungo ponte sul fiume Chao Praya. A metà del ponte il mendicante accovacciato per terra tendeva le mani supplichevoli. Gli si avvicino e fece la mossa di lasciarli qualche spicciolo ma in realtà il mendicante fece scivolare una moneta nella sua mano.
Torno sulla strada e prese un taxi per l’aeroporto.
Il check-in era già aperto. Si recò nell’area di attesa all’imbarco. Scelse un ristorante poco affollato dove era esposto il simbolo del WIFI. Aperse il suo computer palmare e inserì la memoria contenuta nella moneta ricevuta dal mendicante. Inserì la faticosa sequenza di riconoscimento. Quando cominciò a leggere senti il brivido salirgli per la schiena nonostante avesse già decriptato migliaia di rapporti segreti. La lunga tabella riportava la lista di tutti gli agenti che agivano sotto copertura delle principali nazioni. Le informazioni comprendevano i punti di contatto le procedure di riconoscimento. Erano decine di migliaia. Insieme erano riportate le società che sotto un’immagine legale in realtà producevano materiali bellici ad alta tecnologia vietate dalle norme internazionali:
gas letali, prodotti iniettabili, guerra batteriologica, centrali della propaganda.
In fondo una tabella portava la scritta agenti e centrali destinati all’addestramento e all’utilizzo di mezzi di persuasione. Una larga parte era dedicata a Guantanamo con nomi, particolari, responsabilità.
David attivò l’applicazione per trasmettere i dati protetti. Inserì il codice. Una barretta avanzo lentamente per qualche minuto sullo schermo. Finì appena in tempo per l’imbarco. Gli addetti al controllo dei documenti lo guardarono ma non dissero nulla.
L’aereo rullò sulla pista poi decollò. David sorrise amaramente e chiuse gli occhi.
Erano passati solo venti minuti quando i maggiori network televisivi interruppero le normali trasmissioni.
BBC, Telegraph, New York Time, El Pais e altri annunziavano una edizione straordinaria entro pochi minuti.
Il mendicante sul Chao Praya alzò gli occhi al cielo quando sentì l’esplosione.
Vide l’aereo esplodere in una palla di fuoco.
La prima esplosione avvenne alle 14,30 GMT in un’internet cafè nella provincia del Guizhou in Cina provocando morti e feriti. Una seconda esplosione avvenne in un centro servizi del Messico, poi fu la volta di un laboratorio elettronico di Kansas City, quindi a Orly in Francia. In Israele qualcosa provocò un incendio di grandi dimensioni.
La causa era un breve racconto civetta con un titolo infantile, ma che nascondeva un codice a 24 bit accuratamente codificato. Il testo apparendo così ingenuo non aveva incontrato resistenze e subito era stato accettato da parecchie redazioni e posto online. Ora chiunque in qualunque parte del mondo con un click poteva accedervi e decodificare la chiave se conosceva la sequenza esatta.
L’uomo, David, cosi si chiamava, nella sua stanza di un hotel di Bangkok accese la TV e ascoltò il notiziario attentamente. Il flusso delle informazioni non autorizzate continuava senza posa seminando il panico nelle sedi diplomatiche mondiali. Poi spense la TV, stese la carta geografica sul tavolo e vi aggiunse alcuni appunti.
L’uomo ripose la carta in e si diede da fare in giro per prepararsi a lasciare l’hotel.
Scese le scale, evitando l’ascensore per una forma di consueta precauzione, poi pagò in contanti e uscì nel caldo umido di Bangkok.
Conosceva il luogo dell’appuntamento. Prese la metropolitana e arrivò nei pressi. Scese e continuò a piedi cercando di destreggiarsi tra le bancarelle che vendevano di tutto e i ristoranti da strada che facevano elevare lunghi pennelli di fumo intriso di fortissimi odori talvolta insopportabili. Arrivò al luogo dell’appuntamento, era un lungo ponte sul fiume Chao Praya. A metà del ponte il mendicante accovacciato per terra tendeva le mani supplichevoli. Gli si avvicino e fece la mossa di lasciarli qualche spicciolo ma in realtà il mendicante fece scivolare una moneta nella sua mano.
Torno sulla strada e prese un taxi per l’aeroporto.
Il check-in era già aperto. Si recò nell’area di attesa all’imbarco. Scelse un ristorante poco affollato dove era esposto il simbolo del WIFI. Aperse il suo computer palmare e inserì la memoria contenuta nella moneta ricevuta dal mendicante. Inserì la faticosa sequenza di riconoscimento. Quando cominciò a leggere senti il brivido salirgli per la schiena nonostante avesse già decriptato migliaia di rapporti segreti. La lunga tabella riportava la lista di tutti gli agenti che agivano sotto copertura delle principali nazioni. Le informazioni comprendevano i punti di contatto le procedure di riconoscimento. Erano decine di migliaia. Insieme erano riportate le società che sotto un’immagine legale in realtà producevano materiali bellici ad alta tecnologia vietate dalle norme internazionali:
gas letali, prodotti iniettabili, guerra batteriologica, centrali della propaganda.
In fondo una tabella portava la scritta agenti e centrali destinati all’addestramento e all’utilizzo di mezzi di persuasione. Una larga parte era dedicata a Guantanamo con nomi, particolari, responsabilità.
David attivò l’applicazione per trasmettere i dati protetti. Inserì il codice. Una barretta avanzo lentamente per qualche minuto sullo schermo. Finì appena in tempo per l’imbarco. Gli addetti al controllo dei documenti lo guardarono ma non dissero nulla.
L’aereo rullò sulla pista poi decollò. David sorrise amaramente e chiuse gli occhi.
Erano passati solo venti minuti quando i maggiori network televisivi interruppero le normali trasmissioni.
BBC, Telegraph, New York Time, El Pais e altri annunziavano una edizione straordinaria entro pochi minuti.
Il mendicante sul Chao Praya alzò gli occhi al cielo quando sentì l’esplosione.
Vide l’aereo esplodere in una palla di fuoco.
sopra la panca la capra campa
Sono stato per alcuni giorni col notebook imballato: funzionava troppo lentamente e quindi subito ho adottato le solite contromisure: controllo antivirus eccetera. Ma il maledetto non ha voluto saperne e tutto è rimasto come prima.
Alcuni giorni fa, mi sono trovato a fare il terzo riavvio del notebook (scoppiavo di rabbia) Finalmente dopo il BIP è cominciato il caricamento.
Quando il video si è acceso invece della solita schermata per il normale uso si è aperto un pannello mai visto prima. Il pannello a piena pagina in qualche secondo è diventato prima nero poi ho visto un’immagine in movimento.
Era una CAM e il tipo era riconoscibilissimo, era J., quello dei documenti segreti che stanno fioccando dappertutto.
Ho sentito il tipico CLIC del microfono che si apre e poi ha cominciato a parlare.
Mi ha chiamato per nome e già questo mi ha fatto andare fuori dai santi, io uso sempre nick e mai nomi veri.
Sono troppo esperto di bufale internet per non pensare che fosse un virus o un malware cosi immediatamente ho cercato di bloccare il notebook per farlo ripartire. Lui mi ha guardato attraverso la (mia) CAM che si era attivata si è messo a ridere e mi ha detto di aspettare perché il computer ora era sotto il suo controllo.
Non mi piacciono questi giochini sul mio computer, non mi piace la gente che lo fa e avevo troppo da fare ma non avevo scelta. Dopo i primi convenevoli, da parte mia veramente poco cortesi, mi ha detto che sapeva che noi non ci eravamo mai visti prima. Gli ho chiesto che voleva ( il mio inglese era veramente rudimentale rispetto al suo) .
Mi ha detto che da alcuni giorni ero stato estratto casualmente in una rosa di possibili interlocutori per compiere un brevissimo ma fondamentale atto.
Gli ho chiesto di provarmi che era veramente lui. Lo ha fatto, non chiedetemi come.
Era lui J. quello che stava provocando la fine del mondo diplomatico cosi come lo avevamo conosciuto prima. Mi ha detto che il mio profilo era stato accuratamente controllato e verificato e aveva deciso che poteva fidarsi di me per l’operazione finale.
Mi ha detto che aveva controllato sui social network che avevo già preso posizione in suo favore, che avevo fondato un gruppo per sostenerlo, eccetera, eccetera . Mi ha fatto vedere i miei documenti originali digitalizzati. Aveva in mano completamente la mia identità.
Gli ho chiesto cosa voleva . La situazione è esattamente come dicono in televisione è inseguito e accerchiato da ogni parte e rischia tra l’altro di perdere i risultati del lavoro di un progetto a cui aveva dedicato la vita. Mi ha detto aveva delle preoccupazioni sulla sua sicurezza e che aveva pochissimo tempo.
Mi ha detto di trovare una frase, anche italiana che se ci fosse stata necessità io avrei pubblicato su giornali , internet inclusa ( abbiamo concordati i siti web ) e i cento mila addetti sparsi in diverse aree geografiche in un secondo la avrebbero usata per aprire gli archivi e scatenare una tempesta politica di enormi dimensioni.
Mi ha descritto esattamente come sapere quando il momento X è arrivato.
Gli ho detto che tutto questo sembrava una tipica fregatura internet e che non aveva nessun motivo di rivolgersi a me. Mi ha risposto e che era appunto l’assenza di ogni legame tra di noi che era necessario perche cosi nessuno sarebbe arrivato a me prima di far esplodere la cosa quindi la “parola chiave era introvabile”. Mi ha tenuto bel po’ fino a che non mi sono convinto che non era una bufala.
Ho digitato la frase, me la ha fatta controllate tre volte carattere per carattere. Concluso il discorso mi ha detto che il computer si sarebbe riavviato cancellando qualsiasi traccia del nostro discorso. C’è stato un Bip, il computer sé riavviato e tutto è sparito.
Il motivo per cui scrivo è che ho appena guardato la TV. La situazione è diventata quella prevista devo farlo ora.
Ho paura di essere una pedina di un gioco troppo grande per me, devo liberarmi della maledetta frase ora in questo momento. C’è silenzio attorno non mi piace e io vivo solo.
Non mi piace il rumore che sale sulle scale
Ho deciso di usarla come titolo di un racconto.
Thursday, December 2, 2010
Uno sguardo al cielo
L’uomo finalmente rimase solo nella camera dell’ospedale. L’ultima infermiera era venuta, gli aveva somministrato le inutili medicine e infilato la flebo. Aveva un’ora di tempo per mettere in atto il piano lungamente preparato. Non voleva assolutamente che ci fossero imperfezioni, odiava dare occasione a commenti di qualunque tipo.
Da sempre sapeva che lo avrebbe fatto, da sempre lo aveva detto.
L’uomo anziano aveva un volto scarno con radi capelli, un filo di barba e baffi, la malattia aveva lasciato la sua impronta su quel volto ma gli occhi erano rimasti pieni di curiosità, di voglia di avventura, come sempre.
Cominciò a sollevarsi sul suo letto e sentì quel dolore che continuava a tormentarlo ormai quasi salutandolo come un vecchio amico. Cominciò a togliersi i cerotti per staccarsi l’ago della flebo, un rigolo di sangue disegnò una ragnatela purpurea che cerco di far sparire in qualche modo.
Porto le gambe fuori dal letto e si sedette. Poi si alzo lentamente.
La nausea gli esplose nella testa facendolo barcollare si aggrappo alle sponde del letto. Respirò a fondo. Si disse che non si era mai lasciato svenire e non c’era motivo per farlo proprio adesso. Non aveva possibilità di ripetere la scena se avesse commesso il più piccolo errore non gli avrebbero più permesso di realizzare il suo piano. Si rese conto che stava commettendo un reato, lui che mai aveva calpestato la legge, anche se aveva sempre stracciato le consuetudini. Sorrise al pensiero increspando i baffetti ma il dolore lo trafisse con la sua lama trasformando il sorriso in una smorfia.
Si preparò, si era chiesto se fosse giusto farlo vestito del pigiama dell’ospedale o se dovesse vestire uno dei sobri vestiti che aspettavano inutilmente nell’armadio ma decise di rimanere cosi come era.
Si sedette davanti allo specchio pettinandosi brevemente e riflettendo. Si, nonostante tutto una punta di malinconia traspariva, ma era umano che fosse così lui sapeva che sarebbe stato cosi. Guardo i sui libri ammonticchiati che amava cosi tanto, guardo il notes e la sua penna con cui aveva sempre vergato commenti, programmi impressioni, giudizi, futuro. Le mani accarezzarono la penna ma decise di non scrivere nulla. La sua vita era il suo testamento e la sua firma. Odiava le inutili formalità senza senso.
Ora era il momento. Si avvicino alla finestra chiusa, guardo fuori : la giornata fredda piovosa il cielo nero cupo non lo spaventarono, gli diedero l’impressione di una nuova ultima sfida da compiere. Lo sguardo sul vetro riflesse un mare di volti di voci di parole di risate e pianti. Stette a lungo a fissarli poi si accorse di guardare il nulla e si ritrasse.
Pensò ai suoi amori, donne sì, affetti ma anche la passione che durante tutta la vita lo aveva acceso non facendolo mai sentire solo.
Abbasso la luce al minimo. Il parapetto della finestra era alto da non permettergli di scavalcarlo con le flebili forze che gli rimanevano. Cerco una sedia e imprecò vedendo che tutto attorno sembrava inadatto allo scopo. Poi trovò uno sgabello lo avvicinò al parapetto.
Quando apri i vetri della finestra l’aria umida e fredda gli sferzò il viso facendolo arretrare. Cominciò a salire sullo sgabello lo sforzo gli provocò una lama rovente che gli attraversò il corpo, barcollò, cerco di mantenersi in equilibrio ma la nausea lo colse vide tutto attorno sfocarsi il mondo, il sudore gli gelava il viso flagellato dal vento e dalla pioggia che sembrava essersi accorta di lui. Si chiese perche era cosi difficile. Rise amaramente rendendosi conto che non era più il momento di preoccuparsene ma penso che gli ospedali avrebbero fatto meglio a rendere questa manovra possibile anche a chi aveva perso il vigore della salute. Pose un piede sul parapetto e si rese conto di avere le vertigini, strinse i denti. Il piede gli scivolò improvvisamente facendolo sussultare poi cadde senza porre più resistenza. Precipitando con le braccia spalancate e il volto al cielo vide, o credette di vedere, una stella in uno squarcio del buio. Le sorrise rassicurandola.
Sulla strada urla conciate salutarono il corpo che cade. Un uomo gli si avvicinò e lo guardò in viso. Poco dopo la voce del giornalista esitò leggendo la notizia “Il maestro si tolto la vita, tutti noi abbiamo perso …..”
Da sempre sapeva che lo avrebbe fatto, da sempre lo aveva detto.
L’uomo anziano aveva un volto scarno con radi capelli, un filo di barba e baffi, la malattia aveva lasciato la sua impronta su quel volto ma gli occhi erano rimasti pieni di curiosità, di voglia di avventura, come sempre.
Cominciò a sollevarsi sul suo letto e sentì quel dolore che continuava a tormentarlo ormai quasi salutandolo come un vecchio amico. Cominciò a togliersi i cerotti per staccarsi l’ago della flebo, un rigolo di sangue disegnò una ragnatela purpurea che cerco di far sparire in qualche modo.
Porto le gambe fuori dal letto e si sedette. Poi si alzo lentamente.
La nausea gli esplose nella testa facendolo barcollare si aggrappo alle sponde del letto. Respirò a fondo. Si disse che non si era mai lasciato svenire e non c’era motivo per farlo proprio adesso. Non aveva possibilità di ripetere la scena se avesse commesso il più piccolo errore non gli avrebbero più permesso di realizzare il suo piano. Si rese conto che stava commettendo un reato, lui che mai aveva calpestato la legge, anche se aveva sempre stracciato le consuetudini. Sorrise al pensiero increspando i baffetti ma il dolore lo trafisse con la sua lama trasformando il sorriso in una smorfia.
Si preparò, si era chiesto se fosse giusto farlo vestito del pigiama dell’ospedale o se dovesse vestire uno dei sobri vestiti che aspettavano inutilmente nell’armadio ma decise di rimanere cosi come era.
Si sedette davanti allo specchio pettinandosi brevemente e riflettendo. Si, nonostante tutto una punta di malinconia traspariva, ma era umano che fosse così lui sapeva che sarebbe stato cosi. Guardo i sui libri ammonticchiati che amava cosi tanto, guardo il notes e la sua penna con cui aveva sempre vergato commenti, programmi impressioni, giudizi, futuro. Le mani accarezzarono la penna ma decise di non scrivere nulla. La sua vita era il suo testamento e la sua firma. Odiava le inutili formalità senza senso.
Ora era il momento. Si avvicino alla finestra chiusa, guardo fuori : la giornata fredda piovosa il cielo nero cupo non lo spaventarono, gli diedero l’impressione di una nuova ultima sfida da compiere. Lo sguardo sul vetro riflesse un mare di volti di voci di parole di risate e pianti. Stette a lungo a fissarli poi si accorse di guardare il nulla e si ritrasse.
Pensò ai suoi amori, donne sì, affetti ma anche la passione che durante tutta la vita lo aveva acceso non facendolo mai sentire solo.
Abbasso la luce al minimo. Il parapetto della finestra era alto da non permettergli di scavalcarlo con le flebili forze che gli rimanevano. Cerco una sedia e imprecò vedendo che tutto attorno sembrava inadatto allo scopo. Poi trovò uno sgabello lo avvicinò al parapetto.
Quando apri i vetri della finestra l’aria umida e fredda gli sferzò il viso facendolo arretrare. Cominciò a salire sullo sgabello lo sforzo gli provocò una lama rovente che gli attraversò il corpo, barcollò, cerco di mantenersi in equilibrio ma la nausea lo colse vide tutto attorno sfocarsi il mondo, il sudore gli gelava il viso flagellato dal vento e dalla pioggia che sembrava essersi accorta di lui. Si chiese perche era cosi difficile. Rise amaramente rendendosi conto che non era più il momento di preoccuparsene ma penso che gli ospedali avrebbero fatto meglio a rendere questa manovra possibile anche a chi aveva perso il vigore della salute. Pose un piede sul parapetto e si rese conto di avere le vertigini, strinse i denti. Il piede gli scivolò improvvisamente facendolo sussultare poi cadde senza porre più resistenza. Precipitando con le braccia spalancate e il volto al cielo vide, o credette di vedere, una stella in uno squarcio del buio. Le sorrise rassicurandola.
Sulla strada urla conciate salutarono il corpo che cade. Un uomo gli si avvicinò e lo guardò in viso. Poco dopo la voce del giornalista esitò leggendo la notizia “Il maestro si tolto la vita, tutti noi abbiamo perso …..”
Saturday, October 9, 2010
Sunday, September 5, 2010
Monday, March 22, 2010
Subscribe to:
Posts (Atom)