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Tuesday, February 15, 2011

TUTTI LO SANNO, NESSUNO NE PARLA. - Storia della ITC italiana, mediocre e divorata da un insaziabile parassita.


Storia della ITC italiana, mediocre e divorata da un insaziabile parassita.

La storia vista da me comincia con alcune lettere che avevo diligentemente dattilografato e spedito ai sei big dell’informatica presenti in Italia.
A quei tempi ero uno sparuto geometrino che sognava di poter fare una cosa per cui nessuno mi aveva preparato e neanche consigliato.
Nelle sei lettere chiedevo quanto avrei dovuto pagare per usare un computer.
Erano i tempi dove gli elaboratori erano grandi armadi e il colloquio con loro avveniva con schede perforate, l’interazione con lampadine colorate.
Io a quei tempi d’informatica non sapevo niente e non avevo un soldo per pagarmi eventuali studi ( anzi dovevo lavorare per contribuire un po’ al bilancio familiare )
Era veramente una missione impossibile e penso che chi abbia ricevuto quelle lettere dall’altra parte della barricata doveva essere stato piuttosto sorpreso visto che a quei tempi al mondo degli elaboratori ci si accedeva mediante riservatissimi e costosissimi corsi riservati ai dipendenti delle aziende. Tutti mi risposero gentilmente però e addirittura un gentile ing. Ragno del’IBM mi chiamò al numero di telefono che avevo indicato, quello dello studio dove lavoravo. Ma la chiamata arrivò con i grandi capi presenti e io praticamente non ebbi modo di avere un reale colloquio.
Questo avveniva tantissimi anni fa non c’entra niente con la storia che voglio raccontare eccetto che per stabilire l’inizio.
Gli anni successivi portarono a un piccolo progresso negli elaboratori e fu quello in cui dopo anni di linguaggio macchina finalmente arrivarono gli Assembler e poi i linguaggi di seconda generazione Fortran, Cobol, eccetera.
L’informatica italiana a quei tempi era nettamente divisa tra gestionale e scientifico due mondi divisi e contrapposti. Gli utenti al di fuori delle università erano completamente orientati sul gestionale il che significa uno stuolo di dottori commercialisti ( pochi ) moltissimi ragionieri e poi altri che in un modo o nell’altro entravano nel processo.
L’avvento dell’RPG completava la cultura informatica italiana consolidava RPG e COBOL come un assoluto standard che avrebbe resistito fino ai nostri giorni.
I sistemisti a quei tempi venivano presi dalle aziende, addestrati e poi messi in servizio, cosi come i programmatori.
Che tipo di cultura si era formata ? Una cultura limitata, un sottobosco di società che agganciavano giovani con la speranza di un buon lavoro facendo pagare poche, cattive e approssimative nozioni prezzi inenarrabili a cui i poveri neofiti si sottoponevano pagando certe volte rate per anni.
Le università a quei tempi non avevano facoltà d’informatica tranne  Pisa che costituiva il sogno difficile da raggiungere per molti.
I manager a quei tempi facevano solo i manager, non sentivano per niente il bisogno di avere una cultura specifica che delegavano.
Questa si può dire che chiude una prima fase che penso si può collocare tra la fine degli anni 70 e fino agli anni 90.
L’ingresso dei PC negli anni 80 in quantità massiva ha cambiato fortemente le cose mettendo la potenza dei PC a disposizione dei singoli come anche di piccole aziende.
L’arrivo dei PC è stato un momento di panico per molte gerarchie aziendali perche metteva a rischio monopoli consolidati e poteri estesi.
L’ingresso dei PC con costi accessibili ha permesso a molti utenti di accedere e di farsi una cultura personale e spesso passare la frontiera e diventare addetti ai lavori.
Il resto è storia dei nostri giorni.
Ora è chiaro che le cose si sono svolte senza ordine, senza supporto delle istituzioni e per tempi lunghi senza scuole pubbliche che potessero formare.
Gli Italiani non sono mai stati ( le masse ) congeniali con gli argomenti tecnico scientifici matematica e logica erano per i più un male inevitabile, l’inglese, indispensabile per gli approfondimenti, una noiosa pastoia.
Questo era il mondo del gestionale.
Il mondo dell’informatica scientifica ha un momento forte con l’arrivo delle stazioni grafiche specializzate, costosissime,sofisticate.
In questo mondo spesso erano i fornitori del prodotto  a formare gli addetti e , anche nel caso del software ed erano quasi esclusivamente aziende straniere che  imponevano costi inimmaginabili per compensare i loro esperti e i loro trainer.
Anche qui la formazione non era organica e razionale.
Abbiamo mai avuto in Italia un Bill Gates ? abbiamo avuto fornitori di CAD ? di fogli elettronici di word processor ?
Abbiamo avuto un inizio di queste cose ma poi queste piccole iniziative sono morte di inedia o sono state eliminate perche vendere un computer era più facile e remunerava molto di più.
Abbiamo mai costruito ? Abbiamo avuto un garage italiano dove qualcuno col saldatore sempre caldo ha provato a cimentarsi con l’hardware ? Non c’e mai stato niente di simile all’Hewlett Packard ma ci sono stati tentativi. Cancelliamo la storia Olivetti perche è una storia che parla di uno stato imprenditore con le relative aberrazioni.
Certo alla fine la storia è zero, nessuno ha prodotto qualcosa di assimilabile a quanto dicevo sopra. Gli italiani appassionati di elettronica molti seri e appassionati non sembra che siano riusciti a convertirsi in tempo al digitale, perche ?
Se guardiamo la storia informatica nel complesso si vede che siamo sempre stati succubi della tecnologia straniera e i motivi sono la cecità, la incapacità di innovare delle istituzioni e delle grandi aziende, la fobia antitecnologica tutta italiana specialmente a livello di chi ha avuto paura di perdere piccoli o grandi poteri, la politica gretta del sistema finanziario
Ma la storia non finisce qui:
Da decine di anni qualcuno si inserisce tra le aziende che devono realizzare commesse informatiche e chi le deve realizzare agganciando in basso spesso tre o quattro livelli di intermediazione. I forzati del notebook e della partita iva senza nessun diritto e nessuna forma di assistenza hanno lavorato per decine di anni producendo tutto ciò che in Italia usa l’ITC dalle banche alla telefonia, ai media, alle industrie praticamente ovunque.
E per tutto ciò un intermediario si è sempre  frapposto diventando monopolio, diventando mafia esattamente come succede col caporalato per gli immigrati con le debite forti differenze di compensi.
TUTTI LO SANNO, NESSUNO NE PARLA.
Dove sono gli enti preposti al controllo ? quanto è colpevole questa cecità per un sistema che di fatto ha realizzato un comportamento mafioso ?


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