Search This Blog

Thursday, December 2, 2010

Uno sguardo al cielo

L’uomo finalmente rimase solo nella camera dell’ospedale. L’ultima infermiera era venuta, gli aveva somministrato le inutili medicine e infilato la flebo. Aveva un’ora di tempo per mettere in atto il piano lungamente preparato. Non voleva assolutamente che ci fossero imperfezioni, odiava dare occasione a commenti di qualunque tipo.
Da sempre sapeva che lo avrebbe fatto, da sempre lo aveva detto.
L’uomo anziano aveva un volto scarno con radi capelli, un filo di barba e baffi, la malattia aveva lasciato la sua impronta su quel volto ma gli occhi erano rimasti pieni di curiosità, di voglia di avventura, come sempre.
Cominciò a sollevarsi sul suo letto e sentì quel dolore che continuava a tormentarlo ormai quasi salutandolo come un vecchio amico. Cominciò a togliersi i cerotti per staccarsi l’ago della flebo, un rigolo di sangue disegnò una ragnatela purpurea che cerco di far sparire in qualche modo.
Porto le gambe fuori dal letto e si sedette. Poi si alzo lentamente.
La nausea gli esplose nella testa facendolo barcollare si aggrappo alle sponde del letto. Respirò a fondo. Si disse che non si era mai lasciato svenire e non c’era motivo per farlo proprio adesso. Non aveva possibilità di ripetere la scena se avesse commesso il più piccolo errore non gli avrebbero più permesso di realizzare il suo piano. Si rese conto che stava commettendo un reato, lui che mai aveva calpestato la legge, anche se aveva sempre stracciato le consuetudini. Sorrise al pensiero increspando i baffetti ma il dolore lo trafisse con la sua lama trasformando il sorriso in una smorfia.
Si preparò, si era chiesto se fosse giusto farlo vestito del pigiama dell’ospedale o se dovesse vestire uno dei sobri vestiti che aspettavano inutilmente nell’armadio ma decise di rimanere cosi come era.
Si sedette davanti allo specchio pettinandosi brevemente e riflettendo. Si, nonostante tutto una punta di malinconia traspariva, ma era umano che fosse così lui sapeva che sarebbe stato cosi. Guardo i sui libri ammonticchiati che amava cosi tanto, guardo il notes e la sua penna con cui aveva sempre vergato commenti, programmi impressioni, giudizi, futuro. Le mani accarezzarono la penna ma decise di non scrivere nulla. La sua vita era il suo testamento e la sua firma. Odiava le inutili formalità senza senso.
Ora era il momento. Si avvicino alla finestra chiusa, guardo fuori : la giornata fredda piovosa il cielo nero cupo non lo spaventarono, gli diedero l’impressione di una nuova ultima sfida da compiere. Lo sguardo sul vetro riflesse un mare di volti di voci di parole di risate e pianti. Stette a lungo a fissarli poi si accorse di guardare il nulla e si ritrasse.
Pensò ai suoi amori, donne sì, affetti ma anche la passione che durante tutta la vita lo aveva acceso non facendolo mai sentire solo.
Abbasso la luce al minimo. Il parapetto della finestra era alto da non permettergli di scavalcarlo con le flebili forze che gli rimanevano. Cerco una sedia e imprecò vedendo che tutto attorno sembrava inadatto allo scopo. Poi trovò uno sgabello lo avvicinò al parapetto.
Quando apri i vetri della finestra l’aria umida e fredda gli sferzò il viso facendolo arretrare. Cominciò a salire sullo sgabello lo sforzo gli provocò una lama rovente che gli attraversò il corpo, barcollò, cerco di mantenersi in equilibrio ma la nausea lo colse vide tutto attorno sfocarsi il mondo, il sudore gli gelava il viso flagellato dal vento e dalla pioggia che sembrava essersi accorta di lui. Si chiese perche era cosi difficile. Rise amaramente rendendosi conto che non era più il momento di preoccuparsene ma penso che gli ospedali avrebbero fatto meglio a rendere questa manovra possibile anche a chi aveva perso il vigore della salute. Pose un piede sul parapetto e si rese conto di avere le vertigini, strinse i denti. Il piede gli scivolò improvvisamente facendolo sussultare poi cadde senza porre più resistenza. Precipitando con le braccia spalancate e il volto al cielo vide, o credette di vedere, una stella in uno squarcio del buio. Le sorrise rassicurandola.
Sulla strada urla conciate salutarono il corpo che cade. Un uomo gli si avvicinò e lo guardò in viso. Poco dopo la voce del giornalista esitò leggendo la notizia “Il maestro si tolto la vita, tutti noi abbiamo perso …..”

No comments:

google analytics