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Saturday, April 9, 2011

Grandi scienziati hanno sentito la necessita di un mondo che comprende anche l'ignoto

@Edward (Edward Bent • "Wild Flowers: la Cultura della Biodiversità") bellissimo il pensiero di Einstein che hai citato, grazie (The Universe: “A human being is part of the whole that we call the universe, a part limited in time and space. And yet we experience ourselves, our thoughts and feelings, as something separated from the rest - a kind of optical illusion of our consciousness.
This illusion is a prison for us, restricting us to our personal desires and to affection for only the few people closest to us. The challenge must be to free ourselves from this prison by widening our circle of compassion to embrace all living beings and all of nature”. Albert Einstein (1879 – 1955)).
Credo anche che il tuo libro sia molto interessante dai contenuti. Ma questo rafforza un me la convinzione che nel passato grandi scienziati abbiano sentito la necessita di un mondo che comprende anche l'ignoto ma che non si siano mai sentiti autorizzati per questo a dare un colpo di mano per aggiungerlo senza una rigorosa giustificazione. Cosi la domanda di Einstein «credi davvero che la Luna non sia lì se non la guardi?» riferita all'esperimento di EPR dimostra come accanitamente si opponesse a qualsiasi visione che non fosse corroborata dalla logica e dalla evidenza spesimentale. Da alcune decine di anni sembra che olistico sia diventata una porta da cui pensieri non rigorosi possano passare facilmente.
In ogni modo ribadisco e confermo la mia visione che il mondo e il nostro modello di realtà non sono affatto la stessa cosa

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