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Wednesday, October 31, 2012

Dott. Mario Monti : Basta privilegi anche per malavita organizzata e banche?

Già pubblicato il Nov 16, 2011

Non ci liberemo mai ne della corruzione ne delle mafie finche non faremo pulizia "DENTRO LE BANCHE"

Da oltre 20 anni Mafia e Camorra hanno costituito una rete di produttori agricoli centrata sul MERCATO ORTOFRUTTICOLO DI FONDI. Non è l'unica altre reti fanno l'analogo concentrate in sul nord avendo come come obiettivo l'export.
Tutto questo è stranoto da sempre. Non si puo nascondere una attivita che coinvolge migliaia di persone costituendo il centro piu importante d'europa senza che sia visibile dall'esterno.
Da tempo è noto che le provincie del sud del lazio sono gestite, amministrate e controllate dalla malavita organizzata. Incredibilmente malgrado tutto questo niente è stato avvertito da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza  che muovono con estremo ritardo piccolissime operazioni: in realta sanno bene che la situazione nel sud del Lazio è la Rochida Italiana, un area che non ha niente da invidiare alle Favelas di Rio de Janeiro come dimostrato dalle ultime immagini della RAI che mostrano armi pesanti caricate insieme alla frutta.

Stranamente il ministro Maroni non ha mai ricevuto le giuste informazioni per fare la grande pulizia che la zona richiede.
Ma quello che desta maggiore preoccupazione è che le strutture investigative restano sorde agli inviti a chiarire come possa esistere una attivita criminale di dimensioni internazionali legalizzata che puo emettere fatture, fare pagamenti senza coinvolgere LE BANCHE.
Ma le banche non sono quelle che raccolcono precise, puntuali e dettagliate informazioni sulle attivita delle aziende? Quali banche sono dietro il Mercato Ortofrutticolo di Fondi ?
Nessuno sembra si stia preocupando della situazione degli agricoltori che hanno dovuto da decenni sottostare ad una organizzazione provvedeva e prevedeva tutto: mercato, prezzi, clienti, export.
Ci sono Reti di Impresa che sono state contaminate da queste attivita? Come recuperare la situazione?
E infine con la produzione ortofrutticola sottoposta ad un regime di questo tipo come puo l'Italia pensare di aspettarsi crescita e innovazione?  Il dott. Mario Monti se puo non sia sordo a queste istanze. BASTA PRIVILEGI anche per la malavita organizzata?

Monday, October 29, 2012

In Sicilia ha vinto la sedia vuota

In Sicilia ha vinto la 
sedia
vuota!
9/10/2012 - IL CASO

Sicilia, vince il popolo dell’astensione

Giancarlo Cancelleri, il candidato del Movimento 5 Stelle
Stasera i risultati, alle urne soltanto
il 47 per cento degli aventi diritto
I primi exit poll: «Grillo avanti»






Monday, October 22, 2012

Is internet causing us a "buffer overrun" of our memory?

Reprint:
I had the first symptoms in the far 1992: the long stay online especially doing deep search was getting me unable to can metabolize the information i was receiving by the NET. 
But in more recent time the quantity of information any web navigator receive is really scaring no matter seems none is afraid of it. In 10 years the speed of information is probably grown of  100  time from the old typical 56Kbit/s  modem to the today ADSL channel working at 5 or more Mbit/s. Any one of us now expanded the time to stay online I can say maybe from 2 hours in the first 1990 years to  5 hours and some time more of today.
I think to not wrong to much to say that any of us ( children  included )  is  now subjected to an accelerated rate of information bombing growing of 100 time any 10 years.
Is all that safe for our brain? We have to adopt a forgotten strategy to clean our brain as we do with the computer disk? Is that transforming our life and nature? 

Saturday, October 20, 2012

E’ la “democrazia” il vero oppio dei popoli?


No, non ho intenzione di fare l’apologia di Pinochet, Stalin, Mussolini o Hitler. Quelli sono stati orribili momenti per i popoli che li hanno subiti e certo l’unico desiderio che sento è di combattere con ogni mezzo queste vergogne.
Ma ho forti riserve sul piatto “democrazia” che ci è stato fornito da lustri.
Veramente riguardando al passato ritenete di aver vissuto in una vera democrazia guardando al passato? Per 50 anni siamo stati metodicamente violentati da un partito “democratico” e “cristiano”. Non è stato un risultato della “democrazia”?
E non abbiamo appena chiuso una parentesi ventennale in cui un partito ha ripetuto senza fine di essere “democraticamente eletto” e di essere il “più amato dagli Italiani?”
Non pensate che se questo è potuto succedere in passato probabilmente succederà anche nel prossimo futuro?  
La democrazia è imperfetta questo è ormai un luogo comune ma QUANTO IMPERFETTA?  
Quali sono i fattori che possono rendere liquida la democrazia?
Quando Gheddafi ha cacciato tutti gli Italiani dalla Libia io ho pensato che aveva fatto una cosa giusta, so con questo mi guadagnerò la disistima degli ultimi concittadini della ex colonia. Certo mi rendevo conto del disagio scatenato da quella decisione ma mi rendevo conto pure che in Libia l’indipendenza guadagnata nel 1952 era stata una specie di presa in giro per il popolo Libico le cui istituzioni fino all’avvento di Gheddafi erano rimaste solo di facciata ma nella realtà senza alcuna forza. Il motivo era che gli Italiani in Libia avevano un atteggiamento, alcune volte inconsapevole, autoritario e razzista verso i libici di quei tempi reso possibile dall’enorme diseguaglianza sociale, economica, tecnologica, sanitaria, eccetera. Quello che succedeva era che nessuna istituzione aveva la forza di imporre la giustizia verso “ospiti” che potevano corrompere le istituzioni utilizzando la forza della disuguaglianza. In pratica la giustizia era metodicamente sbeffeggiata.
Quello che è successo in Italia pur essendo estremamente diverso è in qualche modo similare. La corruzione, il mercato dei voti, gli intrallazzi di mafia ad ogni livello hanno ridicolizzato l’immagine di uno stato dandogli connotati di continua necessità di soccorso realizzata dal ruolo di supplenza della magistratura.
In un paese autoritario esiste la speranza di una rivolta che ponga fine alle diseguaglianze e renda lo stato il protagonista del benessere comune.
In un paese “democratico” ma con una democrazia malata tutto viene abilmente preparato per “mascherare” la realtà e dare una immagine di falsa stabilità del paese.
Ci sono soluzioni alternative? secondo me tutti dovrebbero lavorare per far decollare strutture fondanti di uno stato di democrazia garantita basata non sui partiti ma su nuove concezioni di “comunità” dove amministratore e amministrato, elettore ed eletto, giudice e accusato siano dalla stessa parte.


Friday, October 19, 2012

I Quanti in tasca

Premessa: questa è una iniziativa per imparare insieme non do nessuna garanzia di esattezza 

Per la prima volta comprando una chiavetta USB da pochi euro ho avuto coscienza di avere tra le mani un dispositvo che violava le leggi della fisica classica per seguire quelli della meccanica quantistica. 
Me lo sono spiegato a questo modo estremamente rozzo:
Gli elettroni seguono la legge di indeterminazione di Heisenberg che definisce un rapporto tra probabilità della posizione di un elettrone e la sua velocita.
Con i numeri molto elementari:
DeltaX rappresenta l'incertezza sulla posizione x.
DeltaP rappresenta l'incertezza della quantità di moto = m*v
dove m=massa dell'elettrone e v=velocita dell'elettrone.

La relazione di indeterminazione di Heisenberg dice:

DeltaX * DeltaP devono essere maggiori di H

H= Costante di Plank = 6,6 10-34 ( significa una grandezza piccolissima)

Adesso se tarsportiamo un elettrone in un contenitore estremamente piccolo ( si dice che lo confiniamo) la posizione dell'elettrone risultera definita perche potrà variare solo all'interno del contenitore. Ma dovendo l'elettrone allo stesso tempo obbedire alla legge di indeterminazione siccome l'inderminazione DeltaX diventa piccola a nostra volontà perche riduciamo le dimensioni del contenitore (immagino che si stratta di uno strato di semiconduttore) allora deve necessariamemnte aumentare DeltaP che in pratica significa il prodotto tra la massa dell'elettrone e la sua velocità.
Siccome la massa dell'elettrone è costante l'unica cosa che può cambiare è la velocità dell'elettrone che aumenta.
Ora normalmente tutti sanno che se vuoi fare uscire l'acqua da un tubo devi alzarlo al di sopra della posizione della bocca d'uscita che in pratica significa che le cose seguono il principio fisico della conservazione dell'energia per cui possono fare solo quello che l'energia consente loro.
In questo caso però succede una cosa incredibile:
Alcuni elettroni dentro la mia chiavetta USB VIOLANO LA LEGGE FISICA e acquistano velocita che per la fisica tradizionale sarebbero proibite ma che invece sono disposte dalla legge di indeterminazione. Utilizzando questa velocita ( in pratica energia) saltano (e non bucano) la parete del contenitore e arrivano nello strato successivo.
Questo consente alla memoria un meccanismo di memorizzazione che ha particolari caratteristiche come quella di poter mantenere le informazioni memorizzate su un tempo lunghissimo senza consumare energia,
Mi do un confortino elettronico. Interpreto tutto questo come un metodo per attivare le informazioni ( memorizzazione) e leggerle senza fare uso di correnti il che consente una durata lunghissima delle stesse informazioni.

Thursday, October 18, 2012

ORA LA GRECIA 2012 - L'anno del contagio : Carestia, fame, comparsa di nuove letali infezioni, fallimenti nelle banche e crisi economica : cosi era il 1347

Ho scritto un anno fa
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ERANO PASSATI SOLO 100 ANNI dalla prima globalizzazione di Marco Polo
La crisi comparve prima. Era dovuta all'improvvisa esplosione della crescita della popolazione che aveva provocato urbanizzazione selvaggia e sfruttamento di terreni agricoli. L'economia agricola andò in crisi e provoco carestia. Le banche di Firenze le piu grandi del mondo che avevano fornito crediti a regnanti per finanziare le guerre si trovarono in difficolta quando le guerre durarono troppo a lungo e non portarono i vantaggi economici sperati. Il Fallimento della Banca di Firenze si propago raggiungendo presto nazioni lontane compreso la Cina. Fu allora che comparve il grande rimedio. La natura si preparava a correggere il proprio errore di aver lasciato in vita troppe persone. La peste nera uccise un numero enorme di persone laciando un mondo da "day after". I superstiti dovettero ricominciare da capo e fu possibile dato il basso numero di abitanti, avere risorse economiche ed agrarie sufficienti. E l'umanita rinacque.
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Ma ora la Grecia diventa il nuovo incubo a cui nessuno ha mai voluto credere fino a poche ore fa

Wednesday, October 17, 2012

La bufala di "#Viaggiate sicuri" ovvero all'estero gli Italiani sono soli.

Anno del signore, ore 11 del mattino.
Facendo il numero dell'Ambasciata risponde una di quelle segreterie a scelte numeriche le stesse che hanno fatto condannare le società Telefoniche perchè rendono impossibile trovare qualcuno con che risponda. Dopo ennesime prove si scopre sempre che l'importante è trovare qualcuno. Vivo.
Finalmente qualcuno risponde nell'italiano incerto tipico degli stranieri. Gli dico quello che voglio mi dice telefoni dopo le 17. Telefono. Tutto è silente.
Ma esiste un numero per chiamate di emergenza un cellulare. Assolutamente vietato chiamare se non si tratta di questioni vitali. CHIAMO. Risponde una voce in lingua straniera impossibile capire. Riprovo molte volte. Lascio il numero per essere richiamato come dal messaggio preregistrato in lingua inglese.
Passano le ore. Nessuna risposta. Dopo una settimana le risposte sono zero.
Nuovo tentativo di mattina all'orario di apertura: solito martirio del centralino poi finalmente un umano: Chiami tra cinque minuti. Quale interno? me lo dice.
Cinque minuti dopo chiamo. Stavolta ho l'interno mi sento sicuro. Nessuna risposta. Aspetto 10 minuti poi 20 poi trenta sempre uguale ma ho fatto 50 chiamate.
Alla fine trovo ancora una voce umana, molto sorpresa mi ripassa l'interno. Nessuna risposta.
Tutto questo si ripete piu volte.
Alla fine mi dice chiami dopo le 14.
Passa il tempo.
Ore 14. Richiamo alla fine riesco a parlare. La voce questa volta è Italiana, maschile, gentile. Gli espongo il problema. La risposta arriva immediata: causa tagli del governo le ambasciate ( del mondo?) hanno ZERO  BUDGET disponibile per assistere cittadini Italiani nel mondo qualsiasi sia il problema.



La meccanica quantica SECONNO NOANTRI

Un po di scienza fatta in casa per tutti
by 0b1kenobi

Cerco di riassumere brevemente e semplificare (a mio modo, cioè senza pretese) la questione della Meccanica Quantistica e delle implicazioni filosofiche che ne conseguono. La meccanica quantistica è nata alla fine del 1800 e ha avuto grande impulso nel primo 900 grazie al contributo di tutti i maggiori fisici del mondo Einsten, Plank, Dirac, Heseinberg, Schrödinger, eccetera.
L'esperimento chiave su cui ancora i fisici e i laboratori di tutto il mondo si interrogano è quello chiamato della "Doppia Fenditura".
Keywords su google (italiano) "doppia fenditura" Oppure "Meccanica Quantistica"
Keywords su google (English) "double slit" Oppure "Quantum Mechanic"
Consiglio di cercare anche nelle immagini che spesso danno risultati piu concisi.
Consiglio di guardare anche nella ricerca di filmati. 

Il video http://www.youtube.com/watch?v=7z-fZfgubWg riguarda l'esperimento eseguito a Bologna nel 1976 diventato famoso nel mondo e premiato.

Descrivo a modo mio l'esperimento con parole estremamente semplici e spero di dare un qualche aiuto.
Premessa: questo esperimento apre la porta ad innumerevoli domande a cui per lo più la fisica ancora non ha dato risposte soddisfagenti e condivise. E' meglio prima capire bene quale è il contesto e poi procedere.

Esperimento della doppia fenditura ( a modo mio ) 
Vogliamo lanciare delle palle da tennis verso uno schermo che pero immaginiamo conservi le tracce degli impatti.
Lanciando le palle da tennis è chiaro che si distribuiranno uniformemente a caso sulla superficie e genereranno le relative tracce.
Come secondo passo interponiamo un diaframma con un buco in mezzo. Continuando a lanciare le palle e regolando opportunamente la distanza del diaframma e le dimensioni del foro ci saranno un certo numero di palle che attraverso il foro giungeranno sullo schermo e genererrano delle tracce aggensantesi attorno ad un punto. Questo è intuitivo.
Adesso cambiamo la forma del buco sul diaframma da circolare a rettangolare (una fenditura) . 
Continuando a lanciare le palle naturalmente si vedranno le tracce sullo schermo addensarsi in una forma in qualche modo simile alla forma della fenditura.
Adesso complichiamo un po le cose aggiungendo una seconda fenditura identica e parallela.
Ci aspettiamo che continuando a lanciare le palle da tennis dovremmo vedere che le tracce sullo schermo che si affensano attorno a due rettangoli corrispondenti alle fenditure. In effetti tutto questo esperimento puo essere fatto davvero e da come è pacifico per tutti esattamente questi risultati.

Cosa succede se eseguimo lo stesso esperimento con fotoni (un pezzetto di luce) o di elettroni ( un pezzetto di materia)
Succede che lanciando fotoni attraverso due fenditure al posto di avere tracce sullo schermo che proiettano le fenditure vediamo man mano che procedono i lanci addensarsi tracce in secondo una sequenza di intensita diverse tali da rispecchiare quelle che si osservano nel caso di interferenza di raggi luminosi.
Questo ha fatto urlare di giubilo i fisici che sotenevano la luce è una onda.
Continuando ad indagare si scopre che natualmente se si chude una fenditura allora finisce l'interferenza.
Ma i fisici sono stati piu curiosi. Hanno cominciato a mandare un solo fotone per volta e a guardare la relativa traccia sullo schermo. In effetti ad ogni fotone ( o elettrone) inviato compariva una macchiolina sullo schermo proprio come con le palle da tennis.
Allora i fisici si sono chiesti: ma se quando lancio un fotone produco una sola traccia sullo schermo come mai alla fine avviende l'interferenza ( cioè si sommano i chiari e scuri della feritoia uno con quelli della feritoia due)?
Un fotone alla volta non dovremme interferire ma solo generare una macchia circolare nell'intorno del rettangolo corrispondente ad una delle due feritoie.
Per indagare meglio si sono messi in testa di scoprire se lanciando un fotone passava dalla feritoia uno o dalla feritoia due. Per fare questo sono stati escogitati sistemi estremamente sofisticati tali da rendere minimo il disturbo relativo a questo controllo.
Cosa ne è emerso? 
Qualsiasi sia stata la metodologia usata per eseguire il controllo l'interferenza spariva.
Allora si sono spostati i punti di controllo un po dopo le feritoie per essere sicuri che nessuno distrurbasse la decisione della particella di passare dalla feritoia uno o due.
La sopresa è stata che anche in questo caso l'interferenza spariva.
Se proviamo a pensare a quello che succede in termini di palle da tennis sembra che in presenza di due opportune feritoie la palla da tennis invece che passare da una feritoia e impattare lo schermo decide di sdoppiarsi e di passare da entrambe le fenditure impattando lo schermo in una "posizione" che determina la sequenza di chiari e scuri proprie delle frange di interferenza.
Ancora di piu se mettiamo qualcuno a guardare da quale fenditura la palla passa la palla se ne rende conto e comincia a passare solo da una fenditura perdendo l'immagine dell'interferenza.
Siccome le palle stanno gia passando attraverso le due fenditure quando introduco uno che controlla nel percorso fenditura-schermo questo significa che per eliminare l'immagine dell'interferenza la palla deve tornare indietro nel tempo evitare di sdoppiarsi e passare soltanto attraverso una delle due fenditure.
Voglio specificare un aspetto: nel caso del fotone che passa attraverso le due feritoie di ottiene, con l'aumentare del numero di fotoni sparati, che le macchie sullo schermo si dispongano secondo uno schema corrispondente alle frange di interferenza. Come succede? come fa una singola particella a mettersi d'accordo con le altre per produrre le frange? La giusta interpretazione sembra che sia che non esistano ne onde ne particelle e che l'onda associata esprima la probablità che una particella si trovi in una certa posizione.  Quindi è piu probabile che un numero maggiore di elettroni si posizionino in corrispondenza dei picchi delle onde causando addensamento di macchie sullo schermo.


Facebook: Il pupazzo di fango: Filosofia e Quantistica

Tuesday, October 16, 2012

Compagnia delle Opere e CL: la politica degli affari

Compagnia delle Opere e CL: la politica degli affari http://www.thepopuli.it/2009/11/compagnia-delle-opere-comunione-liberazione-politica-affari/ Posted By Roberta Lemma On 04 Nov 2009. Under Inchieste, Vetrina Tags: affari, compagnia delle opere, comunione e liberazione, giuseppe grossi, ligresti, massoneria, sussidiarietà Compagnia delle Opere, braccio economico di Comunione e Liberazione. Lo slogan della Compagnia delle Opere è suggestivo: «un criterio ideale, una amicizia operativa». Una vera e propria setta, piu giovane e meno potente della Massoneria ma che contribuisce, nel suo piccolo, a dirottare soldi, favori e tutta l’economia territoriale di concerto alle altre grandi sette con le quali si spartisce affari e interessi. Presieduta prima da Vittadini, poi da Raffaello Vignali e adesso dal tedesco Bernhard Scholz. Il loro giro d’affari è imponente: 70 miliardi di euro, realizzati da 35 mila aziende e professionisti, il 69% dei quali opera nel Nordovest italiano. Nella stessa zona dove opera Giuseppe Grossi arrestato ni giorni scorsi per corruzione e frode fiscale, per la bonifica – gonfiata – di Santa Giulia nel milanese e per le tangenti e mazzette pagate e ricevute e per i finanziamenti illeciti a partiti e politici per ogni favoritismo. L’adesione alla Compagnia delle Opere tocca annualmente una crescita del 10% e questo perche, qualunque imprenditore nasca e intenda lavorare in quella zona deve fare parte di certi circoli, altrimenti resta tagliato fuori dagli appalti e dagli interessi economici. Sopratutto tra le medio – piccole imprese dove il fatturato è di circa 2 milioni di euro l’anno, i settori sono vari: edilizia, sanità, fiere, servizi ect. A livello manageriale, come vedremo, cresce la presenza di uomini targati Comunione e liberazione e Compagnia delle Opere, in campo internazionale, la Cdo ha già uffici in 12 Paesi stranieri e sta preparando lo sbarco in grande stile negli Stati Uniti. Tutto questo, nonostante la crisi economica, ed è nei momenti di recessione che il peso di certi ambienti si fa schiacciante e di vitale importanza per la sopravvivenza di alcune imprese. Massimo Ferlini presidente della Compagnia delle opere spiega il perchè di questo crescente di adesioni in tempi di durissima crisi economica: « Noi facciamo in modo di veder superata la solitudine dell’imprenditore, creando reti di amicizia che hanno un impatto determinante sul business. Sarebbe sbagliato paragonarci a Confindustria, perché noi associamo anche professionisti, non solo imprese. Ma soprattutto perché al centro della nostra azione c’è la persona, e non l’azienda». Gli uomini che nella rocca forte di Formigoni dettano legge in campo finanziario ed economico intrecciando pericolose amicizie politiche ad amicizie imprenditoriali, bancarie fino a congiungersi, talvolta, in quel di San Marino. Ogni settore ha una sua associazione, ognuna di queste piccole associazioni fa capo alla setta che le guida e le istruisce. Principali partner sono Bombardier, Finmeccanica, Sai e Intesa Sanpaolo. Il Cofidi-Compagnia delle opere, in collaborazione con Banca Intesa, facilitano l’accesso al credito da parte delle pmi. Alcune attività si appoggiano al partner pubblico come il Coexport, il consorzio della Compagnia delle Opere per l’esportazione, che ne è punto operativo di Regione Lombardia in Argentina, Cile, Cuba, Germania, Kazakhstan, Romania e Stati Uniti. La Compagnia delle Opere si occupa anche di stipulare accordi per conto di terzi, un esempio è quello tra la Per spa di Peschiera Borromeo e la genovese Rgi. La prima, diretta da Stefano Sala è stata fondata nel 2007 e opera nel recupero dei danni derivanti alle imprese da incendi e allagamenti. La seconda, è stata costituita nel 1987 da Ercole Gialdi e si occupa della disinfestazione di opere d’arte con il metodo dell’anossia (mancanza di ossigeno), attraverso un macchinario brevettato che si chiama Veloxy. Inoltre la Compagnia delle Opere agisce anche da mediatore permettendo di entrare negli affari che contano 3 aziende palermitane di informatica, la Sg Sait di Antonino Verro (system integration elettrica ed elettronica nel settore della sicurezza), la Glowing technologies e la Starbeam di Giovanni Termini. Dopo l’incontro, le tre aziende si sono fuse e hanno dato vita, insieme a marchi minori, a una nuova impresa: Cseven. Naturalmente ricordiamo che Compagnia delle Opere è solo uno strumento di Comunione e Liberazione infatti il suo rappresentante storico, Luigi Roth, è da 9 anni presidente della Fondazione fiera di Milano (1 miliardo di patrimonio), oltre che di Terna e della Banca popolare di Roma, è anche consigliere di amministrazione Pirelli, Avvenire, Cariferrara e Ospedale maggiore di Milano. Maurizio Lupi è amministratore delegato del Milano Convention center dal 1994, di Forza Italia ed è stato per alcuni anni assessore all’Urbanistica del comune di Milano, oggi vice presidente della Camera dei deputati e, soprattutto, capocorrente di Comunione e Liberazione nei palazzi romani. Inoltre, è considerato fra i papabili per la candidatura a sindaco di Milano dopo la scadenza del mandato di Letizia Moratti. Anche perche la Moratti non va a genio a Salvatore Ligresti capo imprenditore e amicissimo di Forimigoni. Anche Lupi è una adepto fedelissimo del conflitto di interesse infatti, nonostante l’attività politica, non ha mai abbandonato gli incarichi manageriali in Fiera. Presidente della Gefi, Gestione fiere, è Antonio Intiglietta, che è anche a capo della Compagnia delle Opere della Lombardia. Gestione fiere, che organizza Artigianifiera ed Expo Italia Real estate, fattura 20,3 milioni di euro, con un utile netto di 3,3 milioni. Intiglietta è tra l’altro presidente di Media Expo. La Compagnia delle Opere spesso affianca Promos, ‘azienda speciale della Camera di commercio di Milano guidata da Bruno Ermolli, manager vicinissimo a Silvio Berlusconi, nella promozione all’estero del sistema fieristico lombardo, condotta grazie a un finanziamento regionale. Il trait d’union fra le due realtà è Sandro Bicocchi, vice presidente di Promos ed ex direttore generale della Compagnia delle opere carica che ha lasciato per diventare prima amministratore delegato di Fiera di Milano International e poi amministratore delegato della società di software Opera 21. Giorgio Vittadini quando lascia la guida della Compagnia delle opere si dedica alla costruzione della fondazione per la Sussidiarietà, il punto più oscuro di Compagnia delle Opere. La Sussidarietà è «una modalità di sviluppo, che riconosce e valorizza l’iniziativa del singolo, delle formazioni sociali e delle pmi». Praticamente affida al privato i servizi che erano pubblici potendo controllarne l’occupazione, l’uso e i finanziamenti. « Con la sussidiarietà la Regione Lombardia di Roberto Formigoni ha alimentato migliaia di società, cooperative e fondazioni», rileva Marcello Saponaro, consigliere regionale dei Verdi, uno dei pochi oppositori agguerriti che il governatore ha in seno al Pirellone, «creando un potere parallelo che si autoalimenta e svuota lo Stato dall’interno». Noi invece pensiamo che in una nazione liberale non dovrebbero esistere – sacchi – occulti e soprattutto non dovrebbero società con le mani in pasta ovunque occuparsi della gestione dei soldi pubblici. Quanto vale la Sussidiarietà? A livello nazionale è impossibile fare una stima, anche perché appalti, delibere e affidamenti sono divisi fra decine di migliaia di sigle. In Lombardia, negli anni della presidenza Formigoni, otto dei 16 miliardi di euro di spesa sanitaria sono passati ai privati. Di questi 8 miliardi, una buona metà è confluito nella galassia ciellina, attiva anche in formazione, istruzione, volontariato e servizi alla persona di vario tipo. Considerando tutto, per aziende e cooperative vicine alla Compagnia delle Opere il business della sussidiarietà vale circa 5 miliardi di euro nella sola Lombardia. Lo stesso Giuseppe Grossi era uomo vicino alla Compagnia delle Opere e guarda caso ultimamente si era aggiudicato importantissimi appalti pubblici, ma è anche l’uomo scoperto nella lista con altri 552 nomi come evasore fiscale finito in una banca nel Texas. Chi comanda politicamente nel nord – est d’Italia? Sia Comunione e Liberazione sia, naturalmente, Compagnia delle Opere sono alleate con la Lega e quindi con il Popolo delle Libertà e con le cooperative rosse emiliane, quindi con tutti i grandi nomi dell’alta finanza che questo spaccato porta con se. Centinaia di imprese nel confine tra pubblico privato, direttamente possedute o guidate da politici, ex o ancora attivi. Come il gruppo Della Frera, che fattura circa 25 milioni di euro, impiega 500 dipendenti e controlla il Polo geriatrico riabilitativo (case di riposo a Milano e Cinisello Balsamo che operano in convenzione con la regione) e l’Hotel Villa Torretta, un quattro stelle di proprietà del Parco Nord Milano, che l’ha concesso in gestione gratuita per 60 anni in cambio della ristrutturazione. Guido Della Frera da 15 anni è in politica con Forza Italia, prima come consigliere comunale di Milano e presidente della commissione Lavori pubblici, poi come assessore regionale agli Affari generali. Della Frera gestisce il Polo geriatrico riabilitativo dal 2002. Dal 2003 Della Frera non ha più incarichi amministrativi, ma ha continuato sempre a fare politica nel partito. L’ultima fatica, nell’estate 2009, è stata quella di coordinatore della campagna elettorale di Guido Podestà per la provincia di Milano. Nel campo assistenziale la maggiore azienda resta il gruppo Arkimedica con Claudio Cogorno come presidente e amministratore delegato. Cogorno è il numero uno della Compagnia delle opere a Crema. Arkimedica, quotata in Borsa, ha una strategia di «acquisizioni federative». In pratica, prende partecipazioni (fino ad oggi sono 45, per un giro d’affari complessivo di 200 milioni di euro circa) in strutture sanitario assistenziali già esistenti e convenzionate con le regioni. Queste partecipazioni sono pagate con azioni di Arkimedica. In campo sociale, la parte del leone viene svolta dalle cooperative che fanno riferimento a Valter Izzo, responsabile della Compagnia delle opere di Milano. Izzo è anche presidente dell’Asilo Mariuccia e della fondazione Esae e promotore del gruppo La Strada, un insieme di imprese sociali con 25 strutture operative a Milano e provincia. Legatissima a Comunione e liberazione è con la Fondazione banco alimentare della Lombardia. Nulla è lasciato al caso, tutto è minuziosamente controllato, preparato. Come detto non lasciano nulla al caso e cos’ anche rifiuti e mensa fanno parte di questa gigantesca galassia sconosciuta ma imperante. Dei rifiuti lo sappiamo, se ne occupava da tempo Giuseppe Grossi e sappiamo cosa è successo con lui, delle mense si occupa la cooperativa romana La Cascina, giunta recentemente agli onori delle cronache per presunti favori fiscali. Guidata dal presidente Giorgio Federici, La Cascina fattura 200 milioni di euro con un utile di 400 mila. Eugenio Scalfari nel 2008 dichiara a proposito della Compagnia delle Opere e di Comunione e Liberazione: «nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere». Tra i manager pubblici simpatizzanti, spicca Alberto Daprà, che è presidente sia di Compagnia delle opere informatica, ma anche di Lombardia informatica, 216 milioni di euro di fatturato 2009. Un altro importante manager regionale targato Comunione e Liberazione è Marco Nicolai, presidente della finanziaria regionale Finlombarda. Raffaele Cattaneo che, oltre a essere assessore regionale alle Infrastrutture è presidente del consiglio di sorveglianza di Infrastrutture Lombarde, grande centro appaltante del settore, praticamente si appalta da solo mamma mia che vergogna! Luciano Bresciani (Sanità), Giulio Boscagli (Famiglia e solidarietà sociale), Romano Colozzi (Finanze). Della cordata fanno parte anche il consigliere Marco Sala e il segretario generale Nicola Sanese, ex deputato dc, da molti considerato come una sorta di vice governatore de facto. Tutti facenti capo a Comunione e Liberazione e quindi alla Compagnia delle Opere. Nel consiglio di amministrazione di Infrastrutture Lombarde figurano gli stessi nomi: Guido Della Frera, in campo sanitario, Pasquale Cannatelli presiede il Niguarda e Alberto Guglielmo il San Matteo di Pavia. Mentre Giancarlo Cesana è recentemente diventato presidente della maggior struttura lombarda: l’Ospedale maggiore, policlinico Mangiagalli e Regina Elena. Cesana è da sempre indicato come il leader laico di Comunione e Liberazione. Ma appunto tale setta sta crscendo e moltiplicando soldi e territori, tra gli astri nascenti, Graziano Tarantini e Claudio Artusi. Tarantini è l’uomo che ha fatto nascere e crescere la Compagnia d elle Opere di Brescia, avvocato, fondatore dello studio Gft & partners è presidente del consiglio di sorveglianza di A2A, vice presidente della Banca popolare di Milano e presidente della sua controllata Banca Akros. Claudio Artusi, dal 2005 all’estate 2009 numero uno di Fiera di Milano, è invece amministratore delegato di Citylife progetto che ha permesso a Ligresti di vedersi accreditare 11 miliardi di euro e che dovrebbero riconsegnare entro gennaio 2010. La sponda di Artusi in consiglio comunale, l’assessore allo sviluppo del territorio Carlo Masseroli di Comunione e Liberazione. Molti dei nomi qui citati sono conosciuti nelle procure o figurano negli archivi di qualche magistrato, o hanno già avuto qualche condanna, tuttavia la strada della giustizia sembra non conoscere meta e farsi sempre più in salita. Per accorciare questo percorso dobbiamo parlarne, ovunque, ad alta voce.

Tuesday, October 9, 2012

City di Londra – appropriazione indebita, aggiotaggio? di Roberto Vacca


Allego mia analisi del grosso imbroglio perpetrato a Londra da banchieri
inglesi (soprattutto Barclays) per lucrare guadagni su derivati relativi a
tassi interesse.
Pare abbiano fatto fuori 70 miliardi di dollari -- i ns ladri regionali
hanno fregati molto meno: di loro parliamo molto.
Invece degli imbroglioni londinesi da luglio non se ne parla quasi più ----
ma a settembre il Commons Treasury Committee britannico dichiara che già dal
2010 loro avevano avvisato che non era bene nominare R Diamond
amministratore delegato di Barclays perché già allora  (con altri)
manipolava i tassi.
                L'ammontare dei derivati IRD manipolato dai banchieri UK era
di 300.000 miliardi di $ ----- cifra ardua da immaginare. Il totale
circolante dei derivati IRD a fine settembre era di 518.000   miliardi di $
ancora più ardui da immaginare.
Credo che la crisi non finirà presto.
teniamoci forte
best

 City di Londra – appropriazione indebita, aggiotaggio? di Roberto Vacca

Nel delizioso film The Ladykillers (1955) (mal tradotto come “La Signora Omicidi”), Alec Guinness e Peter Sellers organizzano una rapina in banca. Sono pensionanti a casa di una vecchietta e si fanno passare per musicisti. Incontrano inciampi di ogni tipo e non si possono godere il grosso malloppo in banconote. Lo danno alla vecchietta che si stupisce. La tranquillizzano: “Sa che in banca girano milioni di pagamenti. Spesso su ciascuno avanzano alcuni penny che non servono a nessuno. Si sommano e costituiscono una bella somma  di cui non si sa che cosa fare. La diamo a lei: sono solo tanti centesimini messi insieme.”
Devono aver meditato questa storia parecchi banchieri inglesi che, a forza di penny, hanno fatto fuori molti miliardi. Se ne è parlato poco, specie in Italia, ove sentiamo frequenti, orride notizie di concussioni e appropriazioni indebite (da parte di pubblici ufficiali) e aggiotaggi commessi da finanzieri, [L’aggiotaggio è il reato di chi specula su variazioni del prezzo di titoli o merci, valendosi di informazioni riservate o divulgando notizie false.]
Faccendieri o cassieri di partiti si sarebbero appropriati di decine o centinaia di milioni di euro. Non ho trovato una stima dell’ammontare totale di queste ruberie. Azzardo a valutarle in alcuni miliardi di Euro. La Corte dei Conti ha valutato che, se non ci fosse stata evasione fiscale, il debito pubblico sarebbe ora  il 76% del PIL invece del 120%. Ammonterebbe a 1200 miliardi di euro (G€) invece che a 1880 G€. Questi 680 miliardi e quelli rubati gridano vendetta. Però reati gravi sono stati commessi dai grossi banchieri inglesi cui accennavo sopra. Avevo previsto “manovre pilotate da speculatori” nel mio libro su come salvare il prossimo decennio nel  Gennaio 2011: riporto in calce il mio articolo del Maggio scorso in cui ne cito passi rilevanti e racconto cosa siano gli IRD, Interest Rate Derivatives. Ecco la storia.
Il LIBOR  (London InterBank Offered Rate) viene fissato dalla BBA (British Bankers Association) in base a dati forniti da 18 banche inglesi. Si escludono i 4 valori più alti e i 4 valori più bassi e si calcola il tasso medio sui 10 restanti. Il valore di questo tasso medio determina fra i vari derivati (IRD) che hanno per sottostante tassi di interesse quali salgono di valore e quali scendono. Il circolante di questi IRD a fine Settembre 2012 era salito a 518.000 miliardi di dollari (T$). Di questi pare che 300.000 miliardi di dollari siano influenzati proprio dalle decisioni della BBA sul LIBOR. Se i banchieri che fissano il LIBOR intanto speculano su quel tasso, sanno in anticipo quello che fisseranno in avvenire. Quindi scommettono sul sicuro e incassano profitti indebiti percentualmente piccoli, ma proporzionali alle gigantesche somme totali citate.
Nel Luglio 2012 il Financial Times scriveva che i banchieri avevano manipolato il LIBOR e la Federal Reserve Bank USA li accusava di collusione e menzogna. La banca accusata di essere responsabile delle più forti manipolazioni era la Barclay’s. Ai primi di Luglio 2012, Marcus Agius, il presidente della banca, dava le dimissioni. Doveva tornare al suo posto due giorni dopo per occuparsi di trovare un successore  all’amministratore delegato Bob Diamond, dimissionario in seguito alle accuse di essere il maggiore responsabile elle manipolazioni, sebbene fosse molto stimato per aver innalzato turnover e profitti della banca. Anche J. del Missier, direttore generale di Barclay’s,  dava le dimissioni in conseguenza dello scandalo. Diamond dichiarava di rinunciare al suo bonus annuale, ma si veniva a sapere che dal 2007 al 2011 aveva incassato 186 milioni di dollari fra stupendi e premi. Dopo le dimissioni, Diamond si ritirava dal comitato organizzatore di una cena  per finanziare (25.000 dollari a piatto) la campagna di Mitt Romney
Barclay’s veniva multata dalla Financial Service Authority britannica e dal Department of Justice americano per 453 milioni di dollari per le manipolazioni effettuate. Non è chiaro l’ammontare del ricavato dalle manipolazioni perpetrate da Barclays ed altri. Se ne trovano in rete valutazioni molto diverse fra loro Jamie Doward (The Observer del 30/6/2012) riporta  la cifra di 45 miliardi di sterline equivalenti a 70 miliardi di dollari. In questo caso la multa citata ne rappresenterebbe solo i 2/3 dell’uno per cento. La punizione e le dimissioni del top management di Barclays sembrano nettamente inadeguate.
Curiosamente da oltre due mesi dello scandalo non si parla e non si scrive più. Il 19 settembre il Commons Treasury Committee britannico sottolineava che già il 15  settembre 2010 aveva espresso ufficialmente  la propria opinione che Bob Diamond fosse inaccettabile alla guida della Barclays  proprio perché implicato nelle manipolazioni sul LIBOR.
Temo che le cifre che ho citato siano incerte: non sono il risultato di una inchiesta, ma soltanto stime. Sembrano nettamente più grosse di quelle dei scandali italiani. Quei banchieri britannici (li immaginiamo con bombetta e ombrello?) non avevano pensato male di prelevare centesimini: 70 miliardi su 300.000 fanno solo un terzo dell’uno per mille. Gli è andata anche bene per qualche anno. Poi, almeno alcuni, sono stati smascherati – e trattati con indulgenza eccessiva. Quis custodiet custodes?

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Derivati di Damocle – 13 Maggio 2012
I giornali di oggi titolano tragicamente “Boom dei derivati valgono 14 volte le Borse”. È vero: il problema esiste, ma il rischio era ben noto. Lo avevo spiegato oltre un anno fa nel mio libri SALVARE IL PROSSIMO DECENNIO (Garzanti, 2011). Ne riporto qui una pagina in cui scrivevo che alla fine del 2010 il livello degli IRD era  450 trilioni di $ = 32 volte il PIL degli USA. Non ci dovrebbe stupire che dopo un anno e ½ sia cresciuto a 504 T$ (36 volte il PIL degli USA. Dovremmo stupirci che le regole severe sul funzionamento delle banche non siano state ancora imposte.
Estratto dal Capitolo 8 di “Salvare il Prossimo Decennio”, di R. Vacca
“Sorge il dubbio se gli esperti esistano davvero in economia. Tranne rare voci (come quella di N. Roubini), nessuno previde la crisi economica del 2008 e nemmeno suggerì come evitarla. A posteriori, le cause sono state: rilassamento di regole e controlli USA su banche e istituti finanziari. Sono stati emessi titoli estremamente speculativi supportati da garanzie immaginarie e bilanci falsi per giustificare bonus ridicolmente alti dei vertici manageriali. La struttura dei derivati spesso è instabile, o perversa. Nel mio “Patatrac – la crisi: Perché? Fino a quando?” (Garzanti 2009) definisco i derivati e ne spiego i meccanismi. Nello stesso testo indico il livello altissimo del circolante dei Credit Default Swaps:  (55 T$ = quattro volte il PIL USA) che, insieme a perdite, frodi, crediti irrecuperabili etc., mostrava che la crisi sarà lunga. Ricordavo quanto sia implausibile che l’andamento di titoli basati su mutui contratti da squattrinati, produca lauti utili incassati da ricconi. Ora il livello dei CDS è diminuito.
Cresce smisuratamente il volume dei derivati basati sui tassi di interesse (Interest Rates Derivatives - IRD) – vedi tabella seguente.
Anno
IRD in T$
CDS  in T$
2001
  69,2
    0,9
2002
101,3
    2,2
2003
142,3
    3,8
2004
183,6
    8,4
2005
213,2
  17,1
2006
285,7
  34,4
2007
382,3
  62,2
2008
403,1
  38,6
2009
427
  30,4
2010
449
  30
  1 T$ = 1 Teradollaro (detto anche trilione di dollari) = 1012 $
  Fonte: ISDA, International Swaps and Derivatives Association, Inc.

Il sottostante di un derivato basato su tassi di interesse è il diritto a pagare o a ricevere una certa somma di denaro a un dato tasso di interesse. Pare che la maggioranza (80%) tra le 500 maggiori aziende del mondo  si serva di questi derivati per controllare il proprio flusso di cassa. Il volume totale degli IRD alla fine del 2009 era di 449 T$ – circa 32 volte il prodotto interno lordo USA!
In effetti questo impiego é un’assicurazione contro tassi di interesse eccessivi e consegue – talora -  una riduzione dei tassi pagati. Questi strumenti vengono talora presentati come scevri da ogni rischio – ma non è così. Esistono IRD più sofisticati il cui valore è funzione non soltanto del livello corrente di un indice (come, ad esempio, il LIBOR – London InterBank Offered Rate), ma anche dei valori passati dell’indice e dei valori e andamenti passati propri, cioè dello stesso IRD. In quest’ultimo caso il titolo, o strumento, si chiama Snowball (= palla di neve) e tenderà a ripetere amplificate o attenuate le proprie  vicissitudini precedenti. Esistono molte altre varianti degli IRD. Ad esempio, le clausole dette “bermudiane”, a certe date fisse, permettono all’istituto emittente o all’acquirente di interrompere il rapporto a certe condizioni prestabilite. Le strategie più convenienti per gestire un IRD possono solo essere arguite in base all’impiego di modelli matematici probabilistici: ne sono disponibili parecchi aventi caratteristiche diverse. Per orientarsi su questo terreno, occorre aver raggiunto un alto livello di professionalità. È raro che un investitore o l’amministratore di un’azienda riesca a innalzare adeguatamente le proprie competenze e a prevedere i rischi che sta correndo. I livelli dei tassi di interesse sono stabiliti da leggi nazionali e da accordi internazionali. Oltre a questi è pensabile che si possano sviluppare manovre pilotate da speculatori, data la citata enorme mole delle risorse coinvolte.”

Monday, October 8, 2012

REPOST: Telecom Italia e l'Informatica italiana ad un passo dal baratro CINA ?

Riposto con le nuove notizie di BBC
Espionage fears
Huawei was started by Ren Zhengfei, a former member of the People's Liberation Army, in 1987.
As the firm has grown to become one of the largest global players in the sector, fears about its ties with the Chinese military have frequently surfaced.
There have been concerns and allegations that it was helping China gather information on foreign states and companies, charges that the firm has denied.
Last year, its purchase of American computer company 3Leaf systems, was rejected by a US security panel.
Earlier this year, it along with ZTE, faced allegations that some of their equipment had been installed with codes to relay sensitive information back to China.
Senior executives from the two companies denied those allegations when they appeared before US lawmakers in September.

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In sintesi:
Ci sono delle voci che affermano che il colosso Cinese Huawei che sta inaugurando in questi giorni in Italia affari di dimensione enorme sia in realta un'organismo militare e attenti alla sicurezza dell'occidente.


"Si sieda prego, questo colloquio di lavoro avverrà per teleconferenza con due persone in altri paesi. Il video è spento sento delle voci. La ragazza parla in cinese. Poi sento ( a malapena) qualcuno dire qualcosa in Inglese.
Nessuna presentazione dei miei interlocutori, nessuna presentazione della azienda che mi vuole assumere. Mi dicono di presentarmi, cosa che faccio, dopo un po mi fermo per sapere cosa ne pensano.
Mi dicono che  vogliono che parlo dei progetti a cui ho lavorato. Lo faccio. Mi dicono di fornire dettagli, di parlare del progetto Telecom Italia cosa che faccio. Mi dicono che non sono interessati a questo vogliono sapere i dettagli. Quali? mi dicono i dettagli sui sistemi di sicurezza informatica. Dico che non posso rispondere a questa domanda, cerco di riprendere il filo di questo colloquio di lavoro che mi ero augurato positivo. Mi interrompono Vogliono i dettagli di "Telefonica"Non rispondo. Mi dicono che non sono la persona giusta mi chiameranno per altri lavori.
Esco, stordito.
Poi ci penso bene e comincio a capire qualcosa. Poi guardo su internet e vedo. E sono qui a scrivere.
Certo puo essere la mia solita mania di vedere sempre cose strane chissa.
Potete seguire la discussione qui : NoMoreLies

Security Fear Kills Huawei Bid in U.S. - WSJ.com
The Defense Department wouldn't discuss Huawei or ZTE, but in a statement said, "DoD is very concerned about China's emerging cyber capabilities and any potential vulnerability within or threat to DoD networks."
CHINA’S EXPANSION INTO AND U.S.WITHDRAWAL FROM ARGENTINA’S TELECOMMUNICATIONS AND SPACE INDUSTRIES AND THE I MPLICATIONS FOR U.S. NATIONAL SECURITY by Janie Hulse – Una REAL Historia de espionaje con ramificacion politica argenti na | TechnologyNews
CHINA’S EXPANSION INTO AND U.S.WITHDRAWAL FROM ARGENTINA’S TELECOMMUNICATIONS AND SPACE INDUSTRIES AND THE I MPLICATIONS FOR U.S. NATIONAL SECURITY by Janie Hulse – Una REAL Historia de espionaje con ramificacion politica argenti na December 10, 2011 | Filed underLatest | Posted by admin inShare [themselves for success in strategic industries of developing economies. Over the next 10 years, the International Monetary Fund (IMF) predicts the pace of growth from emerging economies to be double that of developed nations. Chinese companies doing business outside of China are mostly state-owned enterprises (SOEs) that are provided government incentives to penetrate strategic industries in the developing world. Unlike purely profit seeking U.S. companies, Chinese SOEs, cushioned by generous lines of credit, are not averse to entering into uneconomical deals. They tend to be driven less by market and profit considerations and more by their government’s strategy to establish strategic footholds and lock up resources.2 The growing importance of developing economies is especially evident in today’s telecommunications industry. Mobile phone markets are saturated in developed countries but growing strongly in developing nations. The British arm of Gartner Group, an international telecommunications research firm, recommended that mobile-handset manufacturers worldwide should be looking to emerging markets for the bulk of their sales in the near future. While there is concern that this will not translate directly into high profits, Gartner reported that mobile phone sales worldwide will reach 1 billion units by 2009.3 Chinese companies are strategically focusing their foreign investments in these growing markets. Relative to other developing markets in Latin America, Argentina has a robust telecommunications sector. It is second only to Chile in the region for cellular phone penetration and ranks in third place for fixed line penetration after Puerto Rico and Uruguay.4 Argentina has a population of about 38 million, with more than 32 million cellular phones and nearly 9 million fixed telephone lines in service.5 Internet is the fastest growing telecommunications technology in the country.6 Data from 2006 reveal more than 13 million internet users in Argentina, which represents 34 percent of the population.7 Argentina has the third largest population of internet users in Latin America and is one of the four main broadband leaders in the region along with Brazil, Chile, and Mexico. Projections from December 2005 estimate a 100 percent annual growth of broadband access.8 With increasing internet access, Argentina is quickly becoming more reliant upon Internet Protocol (IP) communications. Considered an early adaptor of new technologies, the Argentine communications market will continue to experience significant IP expansion as more businesses harness the potential of IP networks. Even though it is still a nascent technology in the country, a recent survey by Prince and Cooke of the top 130 companies showed that the adoption of IP telephony had already reached 20 percent by mid-2005, from a mere 5 percent penetration in 2004. Argentina is the leader in the adoption of IP telephony in the region followed by Chile.9 Moreover, Argentina is following the world trend of converging telecommunications services over one multiservice network. This will leave behind the outdated switching systems of the early 1990s.10 Argentina’s telecommunications sector went through dramatic change in the 1990s as it was gradually privatized from an inefficient state-run sector. A period of growth and modernization in the sector started with the privatization of the state-owned telephone company ENTEL in 1990. Basic telecommunications services were privatized by splitting Entel in half and creating two monopolies—one in the north of the country owned by Telecom (French Telecom and a Telecom Italia Consortium) and one in the south owned by Spain’s Telefónica. After 10 years of gradual change, the market was fully liberalized in November 2000. Deregulation has opened up the market and created fierce competition for new customers and new service niches. New market entrants struggle against the advantages of strong, already established players.11 The Argentine telecommunications sector has shown significant investments and growth since 2004 after a period of contraction that began with the country’s recession and financial crisis of 2000-02. The sector grew 20 percent in 2005 and 19.5 percent in 2006. Total sector revenues, including equipment and services, reached U.S. Dollars (USD) $5.1 billion in 2005 and USD $6.1 billion in 2006, surpassing pre-crisis levels. The market is expected to continue growing by 20 percent in 2007 and 19 percent in 2008.12 The Chinese Enter Argentine Telecommunications. There is substantial international interest in Argentina’s telecommunications industry owing largely to deregulation, increasingly modern infrastructure, and several years of solid growth. The Chinese have managed to compete in this burgeoning market despite economic setbacks and competition by larger, more established companies. When Argentina’s financial crisis hit in 2002, China quickly seized the chance to increase its stake in the country as U.S. investment declined by nearly half. During this economically tumultuous period, the Chinese made inroads into Argentina’s telecommunications sector. Two Chinese telecommunications companies, in particular Huawei and ZTE, quickly established a niche supplying hightech telephony suitable for rural and lesser developed regions. These areas proved more penetrable as the two dominant telecommunications companies in Argentina—Telefónica and Telecom—operate mostly in populated urban areas. Five years after the crisis, Huawei and ZTE are established as important equipment suppliers in the Argentine market. It is likely that their presence in the market will grow, and that they will upgrade their service offerings to include networks as they have done in other South American countries. In August 2006, for example, Brazil’s Vivo, the biggest mobile telecommunications operator in the southern hemisphere, chose Huawei as the key supplier of the largest new GSM network in Latin America.13 Huawei arrived to Argentine in 2001 in the midst of the economic crisis and by 2004 was bringing in revenues of USD $14 million. It has since replaced traditional equipment providers like Alcatel and Siemens in the Argentine market, thanks to its aggressive commercial approach and low prices. Recently, Huawei invested in a new plant in Buenos Aires Province aiming to produce 100,000-400,000 wireless handsets per year for sale throughout Latin America. Their Code Division Multiple Access (CDMA) 450 Mhz equipment is apt for long signal ranges in rural areas. As of September 2005, Huawei’s telephone assembly takes place in a former barracks at a military base in City Bell near La Plata, the capital of Buenos Aires Province. Huawei supplies the funds and the technology, and local telecom cooperatives manufacture the equipment. The property was ceded to the local cooperatives by the Argentine Secretary of Communication. Part of the property is still used by the Army’s Communication Battalion 601. Huawei invested USD $1 million to refurbish the military facilities for its use. Huawei’s agreement with the local cooperatives allows it to keep 35 percent of the manufacturing facilities after 36 months.14 Chinese company ZTE, Huawei’s direct competitor, has also successfully penetrated the Argentine telecommunications market. ZTE has been heavily involved with setting up a “wireless corridor” between El Calafate and Perito Moreno in Argentina’s Patagonia region.15 Working alongside a local cooperative, ZTE has provided the technology for the necessary installations free of charge.16 According to press reports, ZTE has offered similar pro-bono work to several other local governments throughout Argentina including López Camelo, Villa Gesell, and Río Turbio. Huawei had also offered to donate equipment to the Calafate project, but there was no need for the local cooperative to accept its offer as it already possessed equipment donated directly by the Chinese government.17 During Argentine President Néstor Kirchner’s 2004 visit to China, the Chinese government donated a network of fixed cellular rural telephony for Calafate, providing wireless connections within a 50 kilometer radius of a fixed station and reducing the cost of telephone service in rural areas.18 Huawei and ZTE are China’s two largest telecommunications equipment and service suppliers. They are capable of providing end-to-end solutions to telecommunications carriers, and they have built broad product portfolios. Both companies are based in China’s Shenzhen region, one of the country’s “Special Economic Zones” that provide tax incentives for companies. Huawei and ZTE have both successfully competed against dominant multinational players in China’s domestic market and are now expanding internationally by targeting underdeveloped, pricesensitive markets often skipped by major western brands. Norson Telecom Consulting analyst Dave Carini said that since ZTE and Huawei were little known in western countries, developing markets offered the best opportunity for overseas expansion. ZTE and Huawei equipment typically costs 30 to 40 percent less than similar gear sold by western suppliers, who are reluctant to see their margins eroded by price cuts. ZTE and Huawei are quickly gaining a reputation as world-class suppliers and are up-and-coming players in the international marketplace. Huawei, a private company, was established in Shezhen in 1987 with registered capital of only USD $27,000. Now the company has total revenues of over USD $6 billion. Since its founding, Huawei has grown quickly and now employs 30,000 people worldwide. It is expanding internationally at an accelerated rate with 65 percent of sales now emanating from overseas markets. Huawei’s overseas sales increased from USD $50 million in 1999 to USD $5 billion in 2005, a hundred-fold growth within 6 years. Huawei has established over 85 overseas branches, research centers and factories, and has deployed wireless terminal technologies in over 100 countries, providing services for roughly 1 billion customers.19 In 2004, Huawei had revenues of 2 billion in Latin America alone, where it now has offices in 13 countries. As mentioned, VIVO, the largest mobile operator in the region, adopted Huawei’s EnerG Group Special Mobile (GSM) solutions in 2006 to build South America’s biggest mobile network along Brazil’s developed coastal states, including Rio de Janeiro, Espírito Santo, Paraná, Rio Grande do Sul, and Santa Caterina.20 In mid-2006, Huawei was also awarded a Next Generation Network (NGN) transformation contract worth more than USD $50 million with CANTV, the leading provider of telecommunications services in Venezuela.21 Less than half a year later, in an effort to nationalize the strategic industry, the Venezuelan government bought New York-based Verizon’s 28.5 percent stake in CANTV for USD $572 million.22 Venezuela is opening up its telecommunications market to China as it shuts U.S. companies out. Much of Huawei’s overseas success is attributed to the company penetrating rural, developing world markets. Huawei is the number one producer of CDMA 450 Mgz rural telephony and holds 67 percent of the world market share of the technology. According to Li Cheng, Visiting Fellow at the John L. Thornton China Center of the Brookings Institution in Washington, DC, Huawei’s leadership has been inspired by Mao’s ideas of “occupying the country-side first in order to encircle the cities.”23 Indeed, Huawei got its start in China by targeting markets in small cities and towns in remote provinces, areas to which multinational companies did not even bother to seek access.24 The company has moved up the value-chain in its product and service provision in China and is now following the same successful formula overseas. Huawei’s success is also attributed to support it receives from the Chinese government, particularly the People’s Liberation Army (PLA). Huawei’s chief executive and one of the seven founders, Ren Zhengfie, spent 10 years in the PLA, and Huawei is reported to have installed switches and other telecommunications equipment linking military bases across China in 2000. The company plays down the role of the government and the military in its contracts, yet Huawei receives state support in the form of tax privileges and statesponsored credit because it has been designated a “national champion” of new technology. For example, the company was awarded a massive financing agreement from the state-controlled China Development Bank in December 2004. The agreement establishes a USD $10 billion credit facility for Huawei and its customers, acting as a government-backed guarantee on international expansion.25 An unclassified Canadian intelligence report26 labels Huawei a civilian defense enterprise that grew over the years through PLA tutelage. In the 1980s, in order to increase funds for the military, the Chinese army was allowed to enter into profit-making businesses under favorable tax and investment rules. By the mid-1990s, the so-called PLA Inc. included over 20,000 companies in areas such as agribusiness, electronics, tourism, and telecommunications. In 1998, government leadership ordered the PLA to divest itself of its profit-oriented businesses because of concerns about corruption. The PLA has not, however, completely withdrawn from the economy nor have the divested firms completely severed ties with the PLA. According to the report, Huawei is one of many private companies involved in defense production. The same Canadian intelligence report claims that Huawei has offices in rogue states like Cuba and Iran and accuses the Chinese company of having aided the Taliban and Saddam Hussein’s regime. In 2001, its Indian subsidiary was blamed for tailoring a commercial order for the Taliban in Afghanistan. Also in 2001, Huawei allegedly supplied Iraq with fiber optics to link its radar and anti-aircraft systems.27 Huawei denied these accusations and explained that its equipment was found in Iraq because it had won a tender under the United Nations (UN) Oil-for Food Program to build a GSM network, but gave up on the project.28 The Indian government has been evaluating the risks of exposing strategic telecommunications networks to Huawei for fear that China could attack India’s communications networks should relations between the countries deteriorate. The license in dispute would allow Huawei’s India subsidiary, Huawei Technologies India, to bid for installation and maintenance work, among other types of telecommunications projects.29 According to a Times of India article in August 2005, the dilemma facing the government involved a choice “between cheap Chinese equipment and national security.” The Indian defense ministry stated, “In view of China’s focus on cyber warfare, there is a risk of exposing our strategic telecom network to the Chinese.” India’s security agency expressed “reservations regarding the company’s links with the Chinese military and intelligence establishment, their clandestine operations in Iraq and Taliban-ruled Afghanistan, and their close ties with the Pakistan army.”30 Another more provocative press article in September 2006 warned India against “sleeping with the enemy.” It highlights the PLA’s recent modernization efforts, which have included “the wholesale shift to digital, secure communications via fiber optic cable, satellite, microwave, and encrypted high frequency radio.” This military shift was made possible by what Rand calls the “digital triangle,” an alliance among China’s booming IT companies, state research and development corporations, and the military. Under the triangle, Chinese companies are called “national champions.” They are allowed generous lines of credit from state banks and funding and staff from the military and state research institutions. The PLA is the most favored customer for the high technology made by the “national champions” like Huawei.31 ZTE, a publicly listed company, was founded in 1985 in Shenzhen by a handful of state-owned companies affiliated with the Chinese Ministry of Aerospace Industry. ZTE became a publicly listed company in 1997 and has gained credit from analysts and customers alike for being more transparent than the privately held Huawei. Nonetheless, despite its listing, the Chinese government still owns a big portion of ZTE’s shares.32 ZTE is already China’s second-biggest telecommunications equipment vendor, after rival Huawei, and China’s largest listed telecommunications solutions provider. The company has grown along with China’s big phone companies, which are ZTE’s top customers. ZTE’s revenue reached USD $2.68 billion in 2005. More than 25 percent of ZTE’s business comes from international markets, and the company is actively focused on expanding overseas sales. ZTE expects that more than 50 percent of its revenue will come from the international market by 2008. ZTE has been successful in the Asian and African markets and is now making inroads into Latin America where its revenues reached USD $400 million in 2005.33 In May 2004, ZTE signed a USD $100 million contract to supply CDMA handsets to Vivo in Brazil. The Chinese company, like its rival Huawei, has focused energies on rural areas in the Latin American market where big multinationals dominate the populous urban areas. ZTE’s Chief Executive officer (CEO), Yin Yimin, says the company is able to prevail over bigger competitors in developing markets because its home base in China gives it a better understanding of how to operate in developing countries. According to Business Week Online, Yimin is one of a new breed of bosses within China’s state-owned enterprises. “He is keenly aware of how competitive the industry is, doesn’t take state support for granted, and thinks about business as a constant battle.”34 Both Huawei and ZTE are making their mark in the world’s telecommunications industry, with the former raising alarm bells for its connection with the PLA. Both companies benefit from China’s increasing supply of highly skilled, cheap labor and the world’s—especially the developing world’s—hunger for reasonably priced high-quality technology. The companies are also able to leverage their experience in China’s expansive developing world market in other emerging markets. Andrew Chetham, an analyst with Gartner Inc. in Hong Kong, believes Huawei and ZTE could potentially change the structure of the telecommunications industry. He said, “In 5 years’ time, western companies [won’t be able to] keep up with their research and development spending because of their low-cost advantage.”35 In fact, some analysts believe that the recent merger and acquisition deals between Ericsson and Marconi, Alcatel and Lucent, and Nokia and Siemens were at least partly designed to fight off competition from Huawei and ZTE.36 Part of Huawei and ZTE’s successful international expansion is owed to their aggressive approach to business. In Argentina, their style has been described as ruthless. They are known to bribe and “trap” clients. They frequently offer Argentine clients and prospective clients full-paid trips to China. Upon arrival, it is alleged that they are presented with an envelope containing a significant amount of cash. Industry analyst Carlos Blanco disclosed one known case where, after a day of sightseeing, the Chinese left photos of their guests taken while touring in their hotel rooms. According to Blanco, such behavior is frowned upon by Argentine businessmen and is seen as a form of extortion.37 Blanco views Huawei as the more ruthless of the two companies. He explains that Huawei is known for its cunning tactics of roping in clients. It often lends its equipment for trial periods, but if the prospective client does not wish to make a purchase after the trial, the Chinese company backtracks, claiming that it must charge for the use of the equipment. Uruguay’s state telephone operator ANTEL purportedly fell into this trap. Huawei had offered ANTEL a 1-year trial of third generation telephone radios. After the trial period, ANTEL dragged its feet about purchasing the expensive, high-tech equipment, but Huawei insisted. ANTEL bought the equipment even though the marketplace did not warrant it.38 While they are the dominant players, Huawei and ZTE are not the only Chinese companies in Argentina’s telecommunications sector. Hutchison Whampoa Limited, a Hong-Kong based holding company rumored to have ties to Chinese leadership and the PLA, also has a stake in the market. Hutchinson’s diverse array of holdings include, but are not limited to, the world’s biggest port operators, retailers, property development and infrastructure companies, and telecommunications operators. Hutchinson operates telecommunications businesses in Europe, Hong Kong, and various emerging markets. The conglomerate has been particularly successful in India where it owns 67 percent of the mobile phone business.39 In Argentina, Hutchinson operates a telecommunications network called “Port-hable” in the western part of Buenos Aires Province. It is a fixed line service but acts as a mobile service as customers can receive the signal outside of their homes. Hutchinson has about 70,000 users in Argentina. It wants a license to expand into the mobile market, but the Argentine Communications Secretariat denied its petition in January 2006. The government favored a local Argentine cooperative for the space.40 Hutchinson, which has raised concern among U.S. politicians for its operation of strategic ports at each end of the Panama Canal, also runs a state-of-the-art container terminal in the Port of Buenos Aires.41 The two big telecommunications monopolies in Argentina—Telefónica and Telecom—are contributing to the rise of Chinese telecommunications companies. Both companies buy equipment from Huawei and ZTE, and both have other deepening ties with China. In July 2005, Telefónica International broke into China’s state-run telecommunications sector by agreeing to pay USD $290 million for 2.99 percent stake in China Netcom, China’s second-largest fixed-line operator. In September 2005, the company bought another 2.01 percent for USD $242 million, lifting its stake to the maximum 5 percent and qualifying for a seat on the board.42 While the transaction was carried out by Telefónica Spain, according to a journalist at Xinhau news agency in Buenos Aires, the investment funds were provided by Telefónica Argentina. Netcom and Telefónica are expected to cooperate on equipment purchasing, research and development, marketing, and business strategies.43 According to industry analyst Carlos Blanco, it was the Chinese company who sought out the partnership with Telefónica. China Netcom is interested in extending its geographical operations of fixed and mobile services.44 Also, it is rumored that Telefónica is strategically aligning itself with the Chinese so as to beat out potential competition. Telecom Argentina also has developed close ties with the Chinese. The Werthein family, which together with Telecom Italia owns over 50 percent of Telecom Argentina, was one of the first in Argentina to do business with the Chinese beginning in the 1970s. Since then, they have maintained good relations with the Chinese. In fact, the patriarch of the family, Julio Werthein, is the current President of the Argentine- China Chamber of Commerce.45 Now deregulated, Argentina’s telecommunications sector is undergoing continuous change associated with increased competition, mergers, acquisitions, and shifting strategic alliances. New entrants like Chinese companies Huawei and ZTE have faired well and are even beating out more experienced competitors for market share. They have also garnered the support of the market’s dominant players—Telefónica and Telecom— which now buy their equipment. Beyond Huawei and ZTE, Telefónica and Telecom continue to strengthen ties with the Chinese. Positive market conditions and good relationships are helping the Chinese succeed as equipment suppliers and increasingly as network providers in Argentina and elsewhere in Latin America. While viewed as competent and successful, these largely state-owned companies’ past dealings, motivations, and business practices are increasingly called into question. China Enters Argentine Space Operations. China has been pushing for increased international space cooperation and is looking to expand its share of the international market for satellite launches and other space services. Jin Zhuanglong, Deputy Director of the Commission of Science, Technology, and Industry for National Defense, speaking at an international conference on the space industry in Beijing in August 2006, mentioned that China will strengthen cooperation in the international space community with the aim of achieving “the peaceful development of outer space.” China has already signed 16 agreements with 13 governments and organizations, and established space industry cooperation with more than 40 countries and international bodies. Specifically, China is looking to further cooperation with European and South American countries.46 Argentina and most other Latin American countries have historically relied on cooperation with the United States to support their space programs. Argentina opened the door to increased space cooperation in 1991 when it created the Argentine National Commission on Space Activities (CONAE). Its first cooperative efforts were with the U.S. National Aeronautics and Space Administration (NASA). The same year CONAE was created, it signed an agreement with NASA for the promotion of civilian space research and cooperation. (An agreement extending the 1991 agreement was signed in 1996.) Since then, cooperative activities have included scientific exchanges, the launching by NASA of Argentine scientific satellites, and a 1997 U.S.-Argentine space conference hosted by CONAE and NASA. In addition, the U.S. and Argentina have worked closely on the Gemini and Auger projects, two multinational space programs.47 In 2000, the United States assisted Argentina in launching its first Earth orbiting SAC-C satellite. The project was a collaborative effort between Argentina, the United States, Brazil, Denmark, France, and Italy. The satellite was launched from Vandenberg Air Force Base in California.48 Moreover, CONAE and NASA are currently collaborating on the SAC-D/Aquarius satellite, under construction by the Argentine hightech firm INVAP, which is scheduled for launch in 2008.49 U.S. private companies have also played a role in the development of Argentina’s satellite program. For example, General Electric Capital Corporation (GE), later to be acquired by SES Global and become SES Americom, was one of the early investors, with 28 percent of shares in Nahuelsat, a private company created to operate satellite communications systems in orbital positions assigned to Argentina. In the last few years, China has pushed to become a player in Argentina’s space and satellite industry as well. During President Hu Jintao’s visit to Argentina in November 2004, the countries signed a Framework Agreement on “Technology Cooperation in the Peaceful Use of Outer Space.” According to the agreement, the Chinese government is willing to provide the Argentine government with commercial launch services, satellite components, and communication satellite platforms. The Argentine government is taking advantage of this offer so as to launch a satellite in the commercially valuable 81 degrees longitude slot, which allows for observation of all the Americas. The 81 degrees slot was allotted to the Argentine government by the International Telecommunications Union (ITU) in 1998. It occupies a strategic orbital position 36,000 kilometers above the equator, with a reach to North America, including all of the United States and the southern part of Canada. To date, the government has been unable to launch a satellite into the slot. The Argentine government had originally commissioned the work to Nahuelsat, but financial issues impeded its success in filling the 81 degrees slot. There is pressure mounting for the Argentine government to fill the slot, and it has already asked for extensions to the original deadline of October 2003 and the extended deadline of October 2005 imposed by the ITU. At present, the government is enjoying a de-facto 2- year grace period until the World Telecommunications Conference in October 2007, after which the ITU will decide on its case. In 2004, the Argentine government promoted the creation of ARSAT, a national satellite company, to be responsible for placing a satellite into Argentina’s 81 degrees slot and repairing its older satellite, Nahuel 1, now occupying position 72 West. The ARSAT program was approved by the Argentine Senate in September 2004 and was signed into existence by the Congress in March 2006. The company was assigned an initial 50 million pesos (roughly USD $16.6 million) from the government, with the rest of the needed capital to be generated by stock sales. Large and small telecommunications companies in Argentina had promised the government that they would buy capacity once the satellite was up and running. In December 2005, Nahuelsat was reorganized due to the withdrawal of SES Americom, and it was decided that the company will be absorbed into ARSAT, leaving only one satellite operator in Argentina. INVAP, a space satellite manufacturing company run by the Argentine Province Rio Negro, will be responsible for creating and launching the satellite for ARSAT. In 2004, during his visit to Latin America, Chinese President Hu Jintao visited the INVAP facility in Rio Negro.50 In May 2005, the Chinese government signed an agreement with the Argentine government to provide technical support and equipment to INVAP for the development of the satellite. According to industry experts, INVAP does not have the capability to build a communications satellite on its own. Chinese experience and expertise will complement INVAP’s capabilities. The Chinese also have offered Argentina a full launching system for the satellite at a 30 percent discount from international market prices. Payment for services and equipment provided by the Chinese will be paid through ARSAT stock, which would give the Chinese ownership stake and corresponding voting rights in the Argentine state satellite company.51 According to one press report, there are conversations going on between the Argentine and Venezuelan governments about the possibility of Venezuela joining the ARSAT project.52 Chinese space assistance to Argentina goes beyond the high-profile slot 81. Indeed, according to industry analyst Carlos Blanco, China is largely interested in low orbiting, fixed observance satellites in Argentina. Argentina already has two in place, and China is interested in helping Argentina develop and field more. Moreover, in early 2006, China provided Argentina with a third generation precision satellite laser ranger (SLR). According to press reports, the astronomical instrument was installed in San Juan University of Argentina, and will be launched jointly by China National Astronomical Observatories (NAOC) and Argentine San Juan University. The primary function of the SLR is the measurement of precise distances between laser telescopes and reflectors on passing satellites. SLR is mainly used in monitoring earth rotation and polar motion, modeling the temporal and spatial variation of the earth’s gravity field, and the determination of ocean and earth tides.53 China’s space cooperation in South America extends beyond Argentina. For example, China has signed a contract to manufacture and launch satellites for Venezuela, and has cooperated with Brazil on the development and launch of four satellites under the China-Brazil Earth Research Satellite (CBERS) program. The CBERS program involves, among other things, Brazilian digital imaging technology that may help the Chinese to augment their over-the-horizon military targeting capability.54 Brazilian space cooperation with China is more advanced than Argentina-China cooperation. According to Stephen Johnson, Deputy Assistant Secretary of Defense for Western Hemisphere Affairs who works for the Undersecretary of Defense for Policy, the Chinese began collaborating with Brazil on spy satellite technology in 1999, providing rocket launch expertise in exchange for digital optical technology that would permit high resolution, realtime imaging.55 The United States has a good track record of space cooperation with Argentina dating back to the early 1990s. However, the 2005 withdrawal of SES-Americom from Nahuelsat means that the United States will not participate in the operation of Argentina’s two orbital slots allotted to it by the ITU. Argentina’s state-run company ARSAT will now be the sole operator of the slots. Moreover, China will be providing ARSAT’s satellite manufacturer INVAP, another state company, the technical assistance needed to create the satellite that will eventually fill the 81 degrees position. Argentina’s historic reliance on U.S. space cooperation is waning as China offers alternative assistance. This is part of a larger pattern best described by Latin America scholar Peter Hakim as U.S. disinterest post-September 11, 2001 (9/11), and resulting in sporadic and narrowly targeted policies toward the region since then. As a result, Latin American leaders’ support for Washington’s policies has diminished. According to Hakim, few Latin Americans today, in or out of government, consider the United States to be a dependable partner.56 It is not surprising, then, that they are reaching out to other willing partners like China in areas such as space operations. Implications for U.S. Security. The implications for U.S. national security of increasing Chinese presence in Argentine and other regional space and telecommunications sectors will depend on the U.S. response to this trend. Potential threats exist as U.S. companies cede market dominance to Chinese and other foreign companies in strategically sensitive sectors. Telecommunications networks are no longer domestic, terrestrial, and circuit-switch operated. They are interdependent, diverse, and rest on terrestrial, satellite, and wireless technologies. These latter technologies are harder to control and more susceptible to tampering and attacks. Chinese capabilities in information technology and IW are increasing as its economic and political influence grows in Latin American countries. If Chinese influence is left unchecked, the United States will leave itself vulnerable to international information networks, which are of increasing operational importance to a modern military. source: CHINA’S EXPANSION INTO AND U.S.WITHDRAWAL FROM ARGENTINA’S TELECOMMUNICATIONS AND SPACE INDUSTRIES AND THE IMPLICATIONS FOR U.S. NATIONAL SECURITY by Janie Hulse September 2007 This publication is a work of the U.S. Government as defined in Title 17, United States Code, Section 101. As such, it is in the public domain, and under the provisions of Title 17, United States Code, Section 105, it may not be copyrighted. Visit our website for other free publication downloads http://www.StrategicStudiesInstitute.army.mil/

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